La vicenda religiosa del mondo giudaico-cristiano, e dunque dell’intera civiltà occidentale, è dominata da pubbliche confessioni di colpe e da rituali collettivi di espiazione tanto e forse di più di quanto non lo sia dalla figura individuale e ‘privata’ del confessionale. Lungi dall’essere puri e semplici colpi di teatro, queste messe in scena svolgono una rilevante funzione identitaria: attraverso l’esposizione pubblica di un passato percepito come colpevole, si realizza, infatti, una ricostruzione della memoria comune che – nei momenti di crisi delle identità tradizionali, come nella costruzione delle identità politiche – ridisegna i confini culturali del gruppo, fissa le norme di inclusione e di esclusione, e di qui può instaurare nuove alleanze e altrettanto nuove forme di alterità.
Il ciclo di lezioni del Centro Studi Religiosi si propone di indagare il rapporto tra confessione della colpa e identità collettiva, tra mobilitazione della memoria e riformulazione delle appartenenze (religiose quanto politiche), ripercorrendone le figure più significative sul piano storico e, soprattutto, cercando di individuarne la dinamica e il rilievo nell’attualità. In questo percorso, uno snodo fondamentale è individuato nella dialettica che Gesù istituisce con la tradizione penitenziale anticotestamentaria. Era con il rito del Giubileo levitico che il popolo di Israele otteneva la remissione periodica dei peccati e rinsaldava la propria identità. Gesù assume questa aspirazione ad una riconciliazione collettiva, inserendola nella visione escatologica del Regno: nell’imminenza del giudizio finale, occorre perdonare i fratelli senza compensazione, avviare una catena di condono-perdono reciproco capace di originare una nuova comunità di giustizia che è condizione per ottenere il perdono di Dio. Non a caso nella prima Cristianità, che si concepisce come una comunità di santi, il peccatore viene escluso e solo dopo pubblica confessione e anni di altrettanto pubblica penitenza (che ne assicurino la conversione) potrà essere riammesso nella comunità.
Divenuta organizzazione di massa, la Chiesa diventerà però anche una comunità di ordinari peccatori. La confessione privata, collegata a un sistema fisso di pene riparatorie, sarà in modo crescente lo strumento più consono a gestire l’angoscia generata dalla sproporzione tra senso del peccato e fiducia nel perdono e a regolare l’inclusione e l’esclusione dalla comunità dei cristiani. Ma sarà solo la Controriforma, impegnata a contenere la dilagante eresia, a istituzionalizzare la confessione auricolare e a sancire, al tempo stesso, la sua alleanza con l’Inquisizione. Il segreto del confessionale, difeso dal potere e dalla legge dello Stato moderno, lascia aperta la strada agli interventi ecclesiastici, che ne fanno il principale strumento di disciplinamento delle coscienze. Luogo eminente di individualizzazione della fede, la confessione privata diviene così anche un fondamentale generatore di identità sociale: attraverso la narrazione delle proprie colpe i cristiani sono andati costruendo biografie, visioni della propria vita come un tutto, secondo una continua costruzione di sé che coinvolge nella scena interiore anche i quadri sociali delle norme e dei valori.
In occasione del recente Giubileo del 2000, la Chiesa cattolica ha riproposto l’attualità della confessione pubblica attraverso le richieste di perdono per gli errori commessi nel passato. In questo atto di “purificazione della memoria” si esprime da un lato una rinnovata teologia della riconciliazione, dall’altro l’esigenza di riaffermare, sulla scena nuova e ‘universale’ offerta dai media, un’identità profondamente incrinata dalle sfide del moderno. Anche il mondo politico non sembra poter evitare il ricorso al dispositivo della confessione. Alcuni processi di particolare rilievo politico – il processo Cusani o quello intentato contro il presidente americano Clinton – cui lo strumento televisivo ha fornito una visibilità senza precedenti, hanno mostrato come i riti di espiazione possano divenire strumenti di ricostruzione della coscienza nazionale e di rafforzamento dell’identità collettiva. Nuova scena confessionale per eccellenza, lo schermo televisivo diviene così il luogo secolarizzato dove quanto c’è di più intimo viene reso visibile, dove anche l’identità individuale si scopre debitrice del riconoscimento collettivo e ad esso sacrifica quanto di più proprio le resta: il peccato.
Riepilogo
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Informazioni e contatti | La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il ciclo di lezioni è inserito tra le iniziative di aggiornamento insegnanti per l’Anno Scolastico 2001/2002. Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena, tel. 059/421210, fax 059/421260, cc@fondazionesancarlo.it www.fondazionesancarlo.it |