Il paradigma economico, il suo portato metaforico, così come il suo sistema di pratiche, sembra dominare incontrastato il panorama politico, sociale e culturale del mondo contemporaneo. È quasi come se termini quali contratto, scambio, capitale, prezzo o mercato, solo per citarne alcuni, fossero ormai indispensabili per descrivere ogni momento della vita degli individui e delle comunità. Su questa strada si verifica una sorta di omogeneizzazione del pensiero e dell’immaginario tale per cui la logica economica diviene la logica di qualunque forma di relazione e, allo stesso tempo, i termini economici, indipendentemente dal loro uso e significato, assumono una valenza immediatamente positiva. A un primo sguardo, la terminologia che caratterizza la riflessione contemporanea sul bene comune non sembra fare eccezione. In realtà se ne distingue proprio per una critica serrata al mainstream economicistico che si caratterizza secondo due direzioni complementari: da un lato, un richiamo deciso a tutto quanto, nella relazione tra gli individui, non risponde e, soprattutto, non può e non deve rispondere al modello economico; dall’altro lato, un tentativo sempre più consapevole di mediare l’impersonale razionalità dell’interesse economico attraverso l’introduzione e l’implementazione di concetti e valori che influiscano sulle decisioni economiche a partire da considerazioni e valutazioni etiche. In entrambi i casi, il pensiero religioso contemporaneo offre un contributo sostanziale. Innanzitutto, vi contribuisce con il consolidamento e la diffusione di tutte quelle esperienze volte alla salvaguardia o alla costituzione di un legame sociale fondato su un interesse comune che non sia quello economico, promuovendo autonomamente attività, o partecipando a iniziative nate in ambiente laico o non-religioso, che caratterizzano il mondo ricco di relazioni del volontariato e dell’associazionismo, dei gruppi d’acquisto, del microcredito autogestito e delle banche del tempo. Si tratta di tutto ciò che costituisce il cosiddetto capitale sociale, ovvero quel patrimonio di relazioni, consuetudini, codici informali e tradizionali che rende possibile la fiducia, la reciprocità, la solidarietà e un più concreto e diffuso senso di responsabilità all’interno di una comunità. Ma, allo stesso tempo, il pensiero religioso – si pensi, per esempio, agli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa o alla cultura protestante della vocazione – si propone di intervenire direttamente sul processo razionale di decisione economica introducendo, quali nuovi fattori da cui non è più possibile fare astrazione, la valutazione delle conseguenze sociali, ambientali e culturali delle stesse decisioni economiche. Si sviluppano, in tal senso, teorie specifiche – e tra queste la responsabilità sociale d’impresa – che consentono di condursi nel mercato e nella produzione, nella finanza e nel management secondo finalità che non sono limitate al solo guadagno economico, ma che comportano attente valutazioni sulle conseguenze, anche a lungo termine, per la società e l’ambiente.
Con il dodicesimo seminario di cultura europea "Le frontiere dell’Europa", il Centro Studi Religiosi si propone di proseguire e approfondire la riflessione sulle concezioni religiose del bene comune avviata con il ciclo di lezioni svolto tra ottobre 2011 e gennaio 2012. Mentre nella prima parte è stata condotta una discussione sui principali nodi teorici secondo una prospettiva storica di lungo periodo, nel presente seminario di cultura europea viene dato maggiore spazio alle questioni aperte nelle società contemporanee. L’intento è quello di comprendere in che modo l’influenza delle diverse tradizioni religiose possa contribuire a modificare le logiche della razionalità economica. È infatti anche grazie al pensiero religioso che l’idea di persona è venuta a contrapporsi alle figure astratte del produttore e del consumatore; che la valutazione di una decisione in ambito economico deve essere necessariamente confortata dalla sua sostenibilità sociale e ambientale; che l’idea di responsabilità non può essere costretta entro gli angusti limiti della proprietà privata, ma deve aprirsi al mondo in cui viviamo e in cui dovranno vivere le generazioni future. In altri termini, il pensiero religioso contemporaneo contribuisce a rielaborare un’idea di bene comune in grado di costituire un’efficace senso di appartenenza e di comunità in un mondo multiculturale grazie a una rinnovata concezione di uguaglianza e giustizia sociale.
Sullo stesso tema vedi anche il Ciclo di lezioni Bene comune. L’elaborazione religiosa della responsabilità sociale
Riepilogo
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Informazioni e contatti | La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena, tel. 059/421237, fax 059/421260. Il seminario gode dell'accredito ministeriale per la formazione del personale della scuola (D.M. 18 luglio 2005). La partecipazione agli incontri consente l'acquisizione di 1 CFU per altre attività formative per gli studenti del Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Per acquisire il CFU occorre partecipare ai cinque incontri e a un sesto incontro che verrà organizzato presso la Facoltà di Giurisprudenza (data da definire). È inoltre richiesta la redazione di una relazione scritta sui temi di uno o più incontri. I seminari, ed il conseguente riconoscimento di 1 CFU per seminario, sono cumulabili nel limite del monte crediti previsto per le "altre attività formative" (3 CFU) ma i seminari dovranno essere seguiti in anni diversi ed afferire a materie di Settori Scientifico-Disciplinari diversi. Fanno eccezione a questa specifica norma i trasferiti da altri Atenei e/o da altri Corsi di Studio. |