Redenzione è una categoria teologica centrale per comprendere, fin dall’antichità, le relazioni instaurate tra Dio, l’uomo e il mondo nelle diverse religioni monoteistiche e politeistiche: la liberazione dal male e dal peccato per gli individui e per le comunità è infatti una delle questioni chiave delle religioni, la cui rilevanza antropologica e sociale si estende fino a comprendere anche alcune tradizioni filosofiche, in particolare platoniche.
Al netto delle numerose differenze concettuali e storiche che ovviamente possono essere rilevate tra le diverse tradizioni, almeno un punto dell’idea di redenzione – sia essa considerata in senso terreno o ultraterreno – può essere considerato valido universalmente: la fede in un giudizio divino che valuta la condotta di vita e decreta i conseguenti premi e punizioni per gli individui e le comunità. Tale fede è presente nell’antichità classica greca e romana, ma è nella tradizione biblica che l’idea di redenzione assume una posizione privilegiata rispetto alla vita terrena: dopo la morte non si verrà solo giudicati in base alle proprie colpe e ai propri meriti, ma si otterrà finalmente la liberazione dai mali terreni e il risarcimento dei torti subiti, attingendo alla pienezza della vera vita, quella condotta al cospetto di Dio. Questo orientamento verso il futuro, incarnato anche dall’attesa del Messia, può comportare una svalutazione del mondo terreno, considerato fonte di peccato e corruzione da cui liberarsi attraverso l’adesione a prospettive escatologiche o messianiche che determinano la realizzazione del «regno finale». Ma questo orientamento, al contrario, può determinare anche un maggiore impegno nelle «cose del mondo», per quanto esse siano transitorie e imperfette, in vista di una realizzazione mondana della promessa divina.
Il portato concettuale dell’esperienza della redenzione è dunque estremamente ampio: riscatto ed espiazione, remissione e perdono dei peccati, giudizio e dono divino, libero arbitrio e grazia, colpa e salvezza. Nella tradizione cristiana, per esempio, assistiamo a numerose declinazioni di tale ambivalenza: all’idea di rinuncia al mondo tipica del cristianesimo delle origini si oppongono tanto la riflessione medievale sull’importanza delle opere terrene necessarie per guadagnare la salvezza, quanto le concezioni riformate della salvezza per sola gratia. Nelle tradizioni musulmane la liberazione dal male è generalmente affidata alla volontà divina, la cui misericordia non è garantita nemmeno dal profondo rispetto di una buona condotta di vita. Nella cultura ebraica la persistenza storica di una forte connotazione politica, che fa coincidere la venuta del Regno di Dio con la ricostituzione del regno di Israele, si accompagna a una riflessione più segnatamente teologica che non manca di sviluppare la convinzione secondo cui è necessario preparare la redenzione all’interno della storia, affinché il mondo sia degno di accogliere il Messia. E anche nelle religioni orientali emergono le questioni teologiche e antropologiche legate all’idea di redenzione, in particolare attraverso la prospettiva della rinuncia al mondo e la necessità di condursi rettamente per uscire dal ciclo delle rinascite che caratterizza il buddhismo.
Il ciclo di lezioni del Centro Studi Religiosi si propone di discutere, in una prospettiva di lungo periodo, i principali nodi storici e teorici relativi alle concezioni della redenzione nelle diverse tradizioni religiose, non mancando di rilevarne l’importanza nel mondo contemporaneo, per esempio intendendola come guida per l’azione quotidiana e come riferimento etico individuale e sociale. Non v’è dubbio, infatti, che in un mondo sempre più caratterizzato dal pluralismo culturale e religioso, e in cui sono sempre più presenti forme deviate legate ai fondamentalismi, l’esclusivismo che caratterizza talvolta i grandi monoteismi necessiti di un’attenta riconsiderazione. Inoltre la svalutazione del mondo terreno come fonte di peccato e corruzione non può giustificare forme irrisolte di passività politica e disinteresse teologico nei confronti dei mali del mondo, dai disastri ambientali alla povertà estrema, dallo sfruttamento indiscriminato della natura alle guerre. La riflessione teologica sulla redenzione può così rappresentare un’efficace forma di critica delle istituzioni e delle ideologie consolidate, nella consapevolezza che, sebbene la vita terrena non possa essere conforme alla perfezione divina, il compito di ognuno e di tutti è quello di rendere possibile il bene, l’oggetto ultimo di ogni speranza di redenzione.
Riepilogo
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