Si può comprendere in che cosa propriamente consisteva il divieto di divulgazione che obbligava gli iniziati al segreto sotto la minaccia di tremende punizioni divine. Ma il divieto non tanto colpiva un parlare quanto un operare: ciò che soprattutto era proibito era la riproduzione dei sacri riti in condizioni di luogo e di tempo non consentite, da parte di chi non fosse autorizzato a celebrarli. […]
Certo è che Eleusi rimase sempre il luogo santo delle iniziazioni e delle benedizioni escatologiche: grande centro mistico che, tratto dall’ombra delle sue origini locali in seguito alla incorporazione nello stato ateniese, elevato dall’ambiente provinciale attico a dignità panellenica, fu aperto prima ai Greci d’ogni paese, uomini e donne, liberi e non liberi; e già per tempo dovettero esservi ammessi anche degli schiavi […], e fra gli schiavi quindi anche dei barbari. I quali da principio erano esclusi; ma in pratica l’esclusione riguardava i Persiani, e nemmeno come barbari, bensì come rei di empietà e macchiati di sangue, che erano i due veri titoli capitali per l’esclusione. E in fatti i barbari finirono per essere ammessi, e sempre più largamente, e massime quando l’ellenismo divenne internazionale: che fu il tempo in cui i misteri furono accessibili a tutti, senza distinzione di nazionalità, ed Eleusi fu veramente, come la chiamò Cicerone, la ‘santa ed augusta’ metropoli ubi initiantur gentes orarum ultimae.
E tuttavia Eleusi non esercitò una vera e propria propaganda religiosa accanto a quella politica curata da Atene a base di inviti ufficiali e bandi di tregue: non dispose di missionari itineranti; non fu una chiesa. Gli iniziati non furono mai organizzati come tali, né diedero vita ad una loro società chiusa ed esclusiva. L’iniziazione era e restava un atto di pietà individuale. I rapporti fra i mystai, anche fra quelli che eransi iniziati insieme, non duravano oltre i pochi giorni passati ad Eleusi in comunione di esperienze religiose, o duravano solo come rapporti ideali fondati sulle comuni speranze attinte a quelle comuni esperienze. Partendo da Eleusi, tornando alla sua terra, ciascun iniziato rientrava nella vita ordinaria e partecipava come prima ai culti pubblici della sua città, salvo eventualmente a conservare una speciale devozione verso un santuario di Demeter Eleusinia o altro affine che sorgesse nelle vicinanze.
(da R.Pettazzoni, I misteri. Saggio di una teoria storico-religiosa, presentazione di D.Sabbatucci, Cosenza 1997, pp. 52-54)
Riferimenti Bibliografici
- M. Eliade, Trattato di storia delle religioniTorino 1954.*
- C.G. Jung-K. Kereny, Prodegomeni allo studio scientifico della mitologia, Torino 1972.*
- D. Sabbatucci, Saggio sul misticismo greco, Roma 1965.
- D. Sabbatucci, Il mito, il rito e la storia, Roma 1978.*
- D. Sabbatucci, Politeismo, Roma 1998.*
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