Il modello immanente per ogni spostamento nel mondo o verso altri mondi è il nomadismo. Il bisogno di nuovi pascoli è la forma più materiale di un movimento stimolato da una mancanza e da un desiderio. Il nomadismo continua nella forma di viaggio commerciale o per proselitismo, di esplorazione o di curiosità. Una fenomenologia immensa, che a un certo momento diventa viaggio per la conoscenza del nostro destino eterno. Del resto, già negli scrittori greco-romani, e probabilmente prima ancora, è un topos l’equazione vita umana=viaggio.
Nel rappresentare il nostro passaggio da questa a un’altra eventuale vita, sono sempre in azione degli archetipi spaziali. Uno è quello orizzontale, che ricalca il movimento diurno del sole considerando la nascita come un’alba (oriente), la morte come un tramonto (occidente). Un movimento che viene invertito quando la morte è vista come l’inizio di una nuova vita, e perciò può apparire come un oriente. L’altro archetipo è quello alto-basso, in cui il primo elemento corrisponde a ciò che è anche moralmente o noumenicamente superiore (anime beate; la divinità stessa), il secondo ciò che è legato alla quotidianità colpevole (il peccatore; il dannato). La popolarità alto-basso ha il culmine nella polarità affine cielo-terra.
I viaggi nell’altro mondo, le visioni, o le visitazioni dei morti ai viventi, mirano a descrivere ciò che noi non possiamo normalmente esperire, soddisfacendo una curiosità congenita a ogni mortale: quella sulla propria auspicata immortalità. Questi viaggi sono il tema di innumerevoli testi e trovano il loro apogeo nella Commedia di Dante, interessante anche perché abbandona i due schemi sopra ricordati, e presenti nella letteratura affine, dato l’accoglimento di un immagine sferica del mondo, che proietta la nostra vicenda in uno spazio pluridimensionale.
Per la letteratura moderna si può indicare, fra i tanti scrittori, Kafka, che a volte usa lo schema alto-basso (Il castello), a volte attua intersezioni tra il mondo superiore e quello umano (Il processo), mettendo in atto una dualità intrinseca e inafferrabile. Portando sulla terra il nostro destino, Kafka ce ne mostra l’inesorabilità.
Riferimenti Bibliografici
- Bernheim P.-A., Stavrides G., Paradiso Paradisi, Torino, Einaudi, 1994;*
- Dolezel L., Intensional Function, Invisible Worlds, and F. Kafka, in "Style", 17, 1983, pp. 120-40;
- Dolezel L., Kafka's Fictional World, in "Canadian Review of Comparative Literature", 1984, pp. 61-83;
- Patch H.R., The Other World According to Descriptions in Medieval Literature, Harvard Univ. Press, 1950;
- Segre C., Fuori dal mondo. I modelli nella follia e nelle immagini dell'aldilà, Torino, Einaudi, 1990;*
- Segre C., Mondes possibles et mondes prophétiques dans le romans de Kafka, in "Académie Royale de Belgique. Bulletin de la Classe des Lettres", 6, 1995, pp. 115-27;
- Tardiola G., I viaggiatori del Paradiso, Firenze, Le Lettere, 1993.*
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