Ogni ricostruzione dell’opera di Emile Benveniste, anche concentrata su singoli aspetti e modellata su esigenze meramente storico culturali deve partire da una sottolineatura dello straordinario contributo che lo studioso ha dato alla linguistica storica e comparativa. L’affermazione può apparire scontata o banale ma è al contrario essenziale all’intelligenza proprio di quei contributi di Benveniste che maggiormente si distaccano dagli esiti disciplinari della linguistica storica e anche della linguistica generale per intersecare ambiti disciplinari più generali come quello antropologico. Uno sguardo, anche superficiale, alla corposa bibliografia dello studioso mostra una massiccia prevalenza di contributi tecnici, di soluzione pragmatica di problemi, spesso di attribuzione di significato, in particolare per le lingue orientali, in ambito indo-europeo. In questo senso, appare non solo rispettato ma onorato l’insegnamento di grammatica comparativa tenuto all’Ecole Pratique des Hautes Etudes e poi, dopo Meillet, al Collège de France. Molto importante è anche la serie di contributi connessi con lo specifico studio dell’iranico.
L’impostazione della analisi che qui si propone vuole evitare i difetti di uno studio che identifichi in Benveniste essenzialmente l’autore del Vocabulaire des Institutions Indo-européennes e dei due tomi dei Problèmes de linguistique générale. Una valutazione di queste opere richiede l’introduzione di elementi di distinzione per gli interventi di scolari e curatori che si sono occupati del Vocabulaire e del secondo tomo dei Problèmes dopo la malattia e l’indebolimento del maestro.
L’analisi che condurremo concretamente sui testi riguarda quattro momenti del percorso di Benveniste che toccano temi antropologicamente rilevanti: il dono, il matrimonio, la civiltà e la città. Oltre alla valutazione concreta dei contributi apportati si cercherà di mettere in evidenza come ciascuno dei testi sia stato specificamente pensato in relazione a un destinatario privilegiato. Si tratta di ‘scritti di occasione’ del tutto particolari. Don et échange (1951) è un omaggio a Marcel Mauss; Civilisation (1954) è nell’Hommage à Lucien Febvre; Espression indo-européenne du mariage (1963) è omaggio a Pedro Bosch Gimpera; Deux modèles linguistiques de la cité (1970) è nei Mélanges per Claude Lévi-Strauss.
Due le tracce di indagine che si aprono all’interprete. La prima è relativa al rapporto che questi temi stabiliscono con una impresa intellettuale, nata dall’insegnamento al Collège, come è il Vocabulaire. La seconda è relativa al limite che la concezione stessa dell’indoeuropeistica, come teoria di rapporti privilegiati di mentalità identificati su base lin-guistica, introduce nell’opera dello studioso. I due temi saranno svolti e condotti a conclusione.
Riferimenti Bibliografici
Testi di riferimento per la lezione
- E. Benveniste, Dono e scambio nel vocabolario indoeuropeo, in Id., Problemi di linguistica generale, Milano, Il Saggiatore, 1994, pp. 376-389.*
- E. Benveniste, Civiltà. Contributo alla storia della parola, in Id., Problemi di linguistica generale, Milano, Il Saggiatore, 1994, pp. 401-413.*
- E. Benveniste, Due modelli linguistici della città, in Id., Problemi di linguistica generale II, Milano, Il Saggiatore, 1985, pp. 307-316.
- E. Benveniste, L’espressione indoeuropea del «matrimonio», in Id., Vocabolario delle istituzioni indoeuropee. I. Economia, parentela, società, Torino, Einaudi, 1976, pp. 183-187.*
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