Il peccato di far ridere

Turpiloquio, scurrilità, stultiloquio nella cultura medievale

  • Carla Casagrande

    Professoressa di Storia delle dottrine morali - Università di Pavia

  • martedì 10 Novembre 1998 - 17,30
Centro Studi Religiosi

Tra i numerosi peccati che si possono commettere parlando, occupano un posto di rilievo le parole pronunciate con l’intenzione di far ridere, i verba risoria. Per secoli padri della Chiesa, monaci, teologi, predicatori si sono preoccupati di individuare questo particolare tipo di parole e di impedirne l’uso soprattutto all’interno di spazi, la chiesa e il monastero, appositamente deputati all’ascolto e alla diffusione della parola di Dio.

Tra il XII e il XIII secolo, nel quadro di una rinnovata attenzione alla dimensione etica della parola che porta alla compilazione di veri e propri cataloghi sistematici di peccati della lingua, sempre più completi e raffinati, questo sforzo di individuazione e di repressione della parola che induce il riso si fa più acuto. Di essa vengono individuate varie forme, catalogate all’interno di una rete di peccati che comprende la scurrilità (da scurra, giullare), il turpiloquio, lo stultiloquio, la derisione, il vaniloquio. Ciascuno di questi peccati viene accuratamente analizzato nelle sue caratteristiche specifiche e nei rapporti di solidarietà e so-vrapposizione che intrattiene con gli altri, dando luogo alla più articolata tassonomia del peccato di far ridere che la cultura medievale abbia prodotto.

Il lavoro di definizione e di distinzione dei teologi e dei predicatori del secolo XIII si nutre della secolare tradizione, solidamente attestata dalla Scrittura, dalla letteratura patristica e da quella monastica, che considera ridere e far ridere modalità di espressione e di comunicazione incompatibili con la scelta cristiana, e di fatto ne costituisce un’ulteriore conferma. Nello stesso tempo però questo sforzo classificatorio, proprio nella misura in cui delimita con precisione le forme peccaminose del far ridere, finisce con l’individuare possibili modalità virtuose del verbum risorium. Individuate le circostanze (chi, come, quando, rispetto a che) del far ridere illecito è infatti possibile per contrasto individuare una lecita e persino virtuosa retorica del far ridere. Operazione preziosa questa non solo per dare, o negare, legittimità a forme di comunicazione e di intrattenimento ricreativo sempre più diffuse negli spazi laici della corte e della città, ma soprattutto per garantire l’arma efficace dell’umorismo a chi ha il compito di predicare la parola di Dio.

Riferimenti Bibliografici


- P.M. Alexander, La prohibicion de la risa en la ‘Regula Benedicti’. Intento de explicaciòn e interpretaciòn, in «Regulae Benedicti Studia» 5, 1977, pp. 225-283;
- C. Casagrande, S. Vecchio, I peccati della lingua. Disciplina ed etica della parola nella cultura medievale, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1987;
- C. Casagrande, S. Vecchio, Clercs et joungleurs dans la société médiévale, in «Annales E.S.C.» 34, 1979, pp. 913-928;*
- U. Eco, Il nome della rosa, Milano, Bompiani, 1980;
- A.J. Gourevitch, Le comique et le sérieux dans la littérature religieuse du Moyen Age, in «Diogène» 89, 1975, pp. 67-89;
- J. Horowitz, S. Menache, L’humour en chaire. Le rire dans l’Eglise médiévale, Genève, Labor et fides, 1994;*
- A. Lecoy De La Marche, Le rire du prédicateur, a cura di J. Berlioz, Brepols, Turnhout, 1992;
- J. Le Goff, Rire au Moyen Age, in «Cahiers du centre de recherches histori-ques» 3, 1989;
- J. Le Goff, Le rire dans les règles monastiques du Haut Moyen Age, in Haut Moyen Age. Culture, éducation et société. Etudes offerts à Pierre Riché, Paris, Erasme, 1990, pp. 93-103;
- I.M. Resnick, ‘Risus monasticus’. Laughter and Medieval Monastic Culture, in «Revue Bénédictine», 103, 1987, pp. 90-100;
- Le rire au Moyen Age dans la Littérature et les Arts, ed. T. Bonché, H. Char-pentier, Actes du colloque, Bordeaux, 1990.

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

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