“All’interno del fiume del pensiero politico cristiano controriformato, prenderò in esame quella particolare corrente che potrei chiamare ‘teoria del principe eroe’. Questa teoria ha definito la relazione tra moralità e potere politico in modo tale da creare una nuova, moderna versione dell’antico concetto di condottiero cristiano ideale. I Gesuiti furono importanti, se non esclusivi, tributari di questa corrente e sospetto che, benché Bernini l’abbia modificata in maniera sottile e prodigiosa, la teoria del principe eroe, sia stata quel tertium quid che ha messo in relazione l’artista coi Gesuiti nella sfera secolare.
Il busto di Francesco d’Este segue una tipologia – quella della figura militare in armi con il busto avvolto da un drappeggio – che è stata sviluppata nel XVI secolo a partire da modelli antichi e che fu poi abbastanza comune a metà del XVII secolo […]
Bernini in questo modo fa rivivere l’immagine classica dell’apoteosi, ma nel ritratto d’Este conferisce sia al busto che al drappeggio una sostanza fisica e una funzione che mai avevano avuto prima. Busto e drappeggio non sono elementi separati e distinti, ma sono invece legati insieme come un’unica forma coerente, che converge in un singolo atto drammatico ed esalta lo status del modello.
Il ritratto di Francesco I presenta l’antico tema della deificazione in una forma nuova che nobilita l’indidivuo elevandolo non solo ad un più alto grado di significanza, ma anche ad un più alto livello di esistenza. Esso rappresenta l’idea di eroe nel senso originario e classico del temine. Dichiarando in modo esplicito che si tratta del simulacro di un uomo, proclama al tempo stesso che quell’uomo partecipa del divino.
E’ in questo contesto che il concetto antimachiavellico di principe-eroe diviene rilevante per il nostro argomento”.