L'officina della perfezione

Modelli popolari e modelli ufficiali nella santità moderna

  • giovedì 08 Febbraio 1996 - 17,30
Centro Studi Religiosi

“Arrivò in Ferrara una suora sacta viva che si dicea che ogni giorno era comunicata per l”angelo et che di quella comunione tanto si viveva” (Ignoto cronista ferrarese, 7 giugno 1500).

“… Inperò che molti si parteno da casa sua et lassano le proprie faccende per andare a vedere o udire uno qualche huomo o donna; da poi che l’hanno visto o udito non pigliano altro che admiratione et stanno stupefatti come possa stare tanto tempo in oratione et extasi, o come possa stare tanto tempo senza mangiare o in tanta povertà. Che vale a voi avere avuto tal bono esempio et non seguitarlo?” (Battista Caironi da Crema, Specchio interiore, in Milano, dal Calvo, 1540, ma 1520, f.30v).

“Molte sorte di genti così seculari et gran Maestri, come religiosi et molti litterati et così gran prelati, quando sentono la fama di alcuna persona vanno da quella, alcuni per pura curiosità, per vedere e intendere che cosa dice tal persona; alcuni altri vanno per dimandare qualche cosa non necessaria… Et altri così dimandano che cosa serà di tal mio figliolo o figliola, nepote, parente o amico, et dimandano se si mariterà o se sarà religioso, overo se harà bona o mala fortuna; alcuni altri se sarà guerra o pace, se venirà carestia overo diluvio” (Ibidem, f.86).

Le testimonianze dei primi due decenni del Cinquecento qui riportate sono indicative di una concezione estensiva di santità che si applica anche ai viventi. Si tratta di persone dotate di particolari doni o comportamenti per cui vengono connotate come sante, in connessione con un modello di santità consolidato fin dall’età medievale. Digiuno, penitenza, estasi e profezia costituiscono gli elementi di un modello “popolare” di santità che a questa data riscuote ancora un riconoscimento ufficiale.
A questo punto occorre premettere che il termine popolare non indica una connotazione sociologica di classe e che il riconoscimento ufficiale di santità è già caratterizzato dalla riserva papale della canonizzazione e da una procedura processuale che lascia però ancora largo spazio alle devozioni locali la cui fioritura e diffusione avviene sotto il blando controllo dei vescovi o dei superiori degli ordini religiosi.
All’inizio del Cinquecento due modelli di santità riscuotono il maggior consenso popolare: quello mistico-profetico e quello eremitico-penitenziale, che configurano anche un differente rapporto femminile/maschile nei confronti della santità.
Digiuno, stigmatizzazione e profezia caratterizzano il modello di santità femminile su cui gli storici hanno dato diverse interpretazioni. Pratiche ascetico-penitenziali e predicazione apocalittica connotano viceversa il “santo” popolare.
Connesso al concetto stesso di modello di santità e alla pratica della canonizzazione è la proposta dell”imitazione del santo. D’altra parte il consenso sociale riservato a persone in fama di santità stimola anche una forma “ipocrita” d’imitazione. Nasce così il “falso” santo.
La riforma protestante e il processo di disciplinamento sociale che caratterizza la prima età moderna hanno un ruolo decisivo nell’epurazione del miracoloso e del magico e nella ridefinizione dei modelli di santità.
All’importanza del miracolo nel riconoscimento ufficiale della santità subentra quella delle virtù eroiche. Il modello mistico-profetico, prevalentemente femminile, viene scoraggiato a vantaggio di una concezione della santità che privilegia i comportamenti. Il persistente modello popolare profetico viene controllato soprattutto negli strati marginali della popolazione femminile: le devote non protette da un rapporto istituzionale con un ordine religioso vengono accusate di “falsa” santità e inquisite per simulazione. L’istituzione della Congregazione dei Riti (1588) e le beatificazioni e canonizzazioni dei santi della controriforma delineano il nuovo medello ufficiale di santità.
Esempi di santità simulata e di santità ufficiale potranno essere assunti come indicativi del profondo processo di trasformazione che attraversa la “officina della perfezione” tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento.

Riferimenti Bibliografici


- Finzione e santità tra medioevo ed età moderna, a cura di Gabriella Zarri, Torino, Rosenberg & Sellier, 1991;*
- Modelli di santità e modelli di comportamento, a cura di Giulia Barone, Marina Caffiero e Francesco Scorza Barcellona, Torino, Rosenberg & Sellier, 1994;*
- Donne e fede. Santità e vita religiosa in Italia, a cura di Lucetta Scaraffia e Gabriella Zarri, Roma-Bari, Laterza, 1994;*
- Donna, potere e profezia, a cura di Adriana Valerio, Napoli, D''Auria Editore, 1995;*
- Sallmann Jean-Michel, Naples et ses saints à l''age baroque (1540-1750), Paris, PUF, 1994.

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

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