Le conferenze della Scuola 2002

La celebre disputa di Davos del 1929 tra Ernst Cassirer e Martin Heidegger non ha perso nulla della sua attualità – anche perché, nel frattempo, si sono riequilibrate le valutazioni a favore dell’una o dell’altra posizione. Comune a entrambi era una esplicita distanza dalle allora autorevoli correnti della filosofia della vita (Bergson) e dell’antropologia filosofica (Scheler). D’altra parte, è possibile rintracciare il fulcro del contrasto tra Cassirer e Heidegger nelle loro diverse formulazioni metodiche sulle condizioni di possibilità del discorso sull’uomo nella modernità. Le differenze tra Cassirer e Heidegger riguardano principalmente il metodo trascendentale e fenomenologico; ma, in secondo luogo, anche la valutazione del rapporto tra “domanda” e “risposta”, oltre al riconoscimento dell’importanza della distinzione tra dicibile e indicibile. Il metodo filosofico-trascendentale di Cassirer si configura come una nuova metafisica delle forme simboliche della vita, che trovano la loro funzione in una fondazione universale delle scienze della cultura. Al contrario, il “pensiero dell’essere” di Heidegger – dal carattere ermeneneutico-fenomenologico – si articola in un nuovo “inizio”, attraverso cui viene indagata l’origine dell’esserci dell’uomo. In queste differenze metodologiche e oggettuali è possibile trovare la stessa tensione che caratterizza, oggi, la filosofia: la tensione tra “mondo della vita” e scienza, tra lingua e pensiero e soprattutto tra cultura e religione, che gioca un ruolo decisivo anche nella discussione tra Cassirer e Heidegger. È in questo ambito che deve scaturire la riflessione, oggi così urgente, sull’umanità dell’uomo.

La lezione di Reiner Wiehl sarà tenuta in lingua italiana

Riferimenti Bibliografici