La conferenza sarà tenuta in lingua italiana
Un’effigie di Dioniso, donne che attingono il vino, danza estatica di donne: questi gli ingredienti di un’immagine che troviamo, in variazioni, su tutta una serie di vasi di Atene di età classica. Indiscutibile è solo che si tratta di un rito. Ma questo rito dove si svolge? Ad Atene o in Italia? Quale può esserne il significato? Le domande non sono nuove, le risposte non univoche. Riproporle sarà l’occasione per mettere a fuoco i problemi che le immagini dell’arte antica pongono all’interprete di oggi come li ponevano agli spettatori del passato.
La caratteristica principale di Dionysos è di essere una divinità poliade. Il mito moderno più noto, profondamente radicato nella storia degli studi a partire da Winckelmann, è quello dell’antitesi fra Apollon e Dionysos. Questa antitesi voleva che ad Apollon si attribuissero tutti i connotati che lo rendevano affine – e dunque simpatico – all’illuminismo, al protestantesimo di stampo ascetico e, poi, al razionalismo; sul versante dominato da Dionysos venne invece collocato tutto ciò che appariva come irrazionale, caotico e sovversivo. La polis rappresentava l’ordine e il vivere civile ed era, per definizione, apollinea, mentre dionisiaci apparivano il selvatico, il disordine, l’alterità […]. Dionysos è, in realtà, assai di più del dio del vino. Il vino stesso rivela altre valenze oltre quella di essere una bevanda inebriante che favorisce le ricadute rituali nella condizione selvatica […]. Il vino è infine metafora del costituirsi graduale e travagliato del mondo attuale: come il cosmo intero, è il risultato di un lungo processo. A ogni metamorfosi, che sia cosmica o personale, è inerente la morte. Per diventare diverso è inevitabile cessare di essere quello che si era prima. Morire e risorgere sta infatti al centro di tutte le esperienze iniziatiche. In questo stava l’efficacia dei misteri bacchici: il che ne spiega la diffusione rapida e la lunga persistenza nel mondo antico, oltre tutti i confini culturali e tutti i cambiamenti nell’assetto politico. Chi muore diventa eroe o eroina: ma non si può diventare eroe o eroina senza essere passati, con Dionysos, attraverso la morte.
(da C. Isler-Kerényi, Dionysos nella Grecia arcaica, Pisa-Roma, 2001, pp. 233-234)*
Poiché il mito dell’apollineo e del dionisiaco si è con crescente evidenza rivelato moderno, bisogna domandarsi in cosa consiste il nucleo ineliminabile, storico, di questo «geniale errore». A questa domanda sarebbe oggi prematuro voler dare una risposta: ci limiteremo perciò a indicare in quale direzione sembra muoversi la riflessione antichistica più recente. Una prima autorevole voce è di Walter Burkert […] che, in poche ma dense pagine enumera gli argomenti che si possono trarre dalla tradizione antica a favore di un legame particolare fra Dioniso e Apollo. L’esistenza storica di un tale legame sarà però accertata solo se accoppiamenti come quello di Dioniso e Apollo su vasi e monete greche o nella pratica rituale di Tebe all’epoca di Pausania dovessero rivelarsi esclusivi di queste due divinità. Certa-mente antica è la distinzione fra strumenti musicali e generi poetici propri rispettivamente ad Apollo e a Dioniso: ciò non basta però per costruirvi un’antitesi ideologica. Anche in questa rassegna, del tutto spassionata, emerge Delfi, sia come teatro di ritualità complementari, sia come luogo speciale nell’immaginario dei tragici: dal che Burkert è propenso a ricavare, se non altro, una collocazione polare delle due divinità. Fra i personaggi mitologici appartenenti alla sfera sia di Apollo che di Dioniso spicca, oggi come in passato, Orfeo, che, per il ruolo attribuitogli nella storia della religione greca, è assai più importante, ad esempio, del satiro Marsia. Una celebre particolarità di Delfi è la partecipazione ai riti dionisiaci invernali di una delegazione ufficiale di donne ateniesi, attestata da Plutarco. A tutti noto è, poi, il ruolo preminente di Dioniso nel calendario rituale di Atene, polis esemplare, che contraddice vistosamente la tesi della sua estraneità alla sfera politica. Questo ruolo si iscrive invece, come dimostrato da Claude Calame, in un sistema mentale topografico, anzi geografico, di cui Apollo e Dioniso – insieme però ad altre divinità poliadi come Atena, Posidone e Demetra – definiscono i poli. In questo sistema a Delfi corrisponde Delo, teatro importante nella vita dionisiaca di Arianna. La rassegna ragionata di Marcel Detienne è per l’autore occasione di illustrare le dinamiche proprie al politeismo (non solo greco), che proprio della combinazione e contrapposizione di figure divine si serve per illuminare la realtà. L’interesse si concentra qui sui luoghi in cui Apollo e Dioniso convivono ritualmente all’infuori di Delfi: Ikarion in Attica, Rodi, Magnesia sul Meandro, Naucrati. Se ne deducono ambiti di azione comune ai due dèi: oltre alla mantica e alla poesia (discusse spesso in passato), la viticultura, la medicina, la “paideia”. Con la “paideia”, come già con il simposio, veniamo a toccare la sfera pubblica e politica, e cioè quel tratto della fisionomia di Dioniso che agli studi di antichistica precedenti, troppo affascinati dal mito moderno, sembra essere del tutto sfuggito: il Dioniso poliade. Già i pochi contributi recenti su Apollo e Dioniso qui presi in considerazione dimostrano che legami reali fra il mito moderno e la tradizione antica esistono, ma attendono ancora di essere adeguatamente interpretati. Dal che l’esigenza, cui gli studi futuri sulla civiltà antica dovranno rispondere, di riesaminare tutte le testimonianze tenendo ben presente che sia Apollo, sia Dioniso, sia tutti gli dèi sono manifestazioni non di stirpi, e nemmeno di una volontà divina al di sopra delle culture, ma del policentrismo culturale e delle dinamiche storiche attive in Grecia dal II millennio fino alla fine dell’antichità classica.
(da C. Isler-Kerényi, Mitologie del moderno: “apollineo” e “dionisiaco”, in AA.VV., I Greci. Vol. III: I Greci oltre la Grecia, Torino, 2001, pp. 1415-1417)*
Riferimenti Bibliografici
- J.D. Beazley, Attic Black-Figure Vase-Painters, Oxford, 1956;
- J. Boardman, Vasi ateniesi a figure nere, Milano, 1990;
- W. Burkert, I greci, Milano, 1984, 2 voll.;*
- F. Frontisi-Ducroux, Le dieu-masque. Une figure du Dionysos d’Athènes, Paris/Rome, 1991;
- W.F. Otto, Dioniso. Mito e culto, Genova, 1990.*
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.