La mostra presenta fotografie di grandi dimensioni tratte dal progetto 89-91 Sites of Technology, che Baltz ha realizzato in Francia e Giappone a cavallo degli anni Novanta. Attraverso frammenti di fotografia diretta e immagini riprese da telecamere di sorveglianza, Baltz restituisce intatta la gelida insensatezza delle strutture anonime, indistinguibili dall'esterno, dove supercomputer ad alta capacità vengono utilizzati per gestire enormi quantità di dati e controllare flussi di lavoro, esperimenti scientifici, persino paesaggi. Le macchine di intelligenza artificiale si fanno così metafora di un sistema di potere imperscrutabile.
Sinora presentata in modo frammentario e pubblicata solo oggi nella sua interezza, la serie 89-91 costituisce il punto di snodo tra due fasi distinte della carriera di Baltz, collocandosi a metà strada tra l'approccio minimalista e seriale dei progetti di documentazione del paesaggio degli anni Settanta e Ottanta e i grandi tableaux allegorici sul potere della tecnologia degli anni Novanta. Realizzato negli anni della prima Guerra del Golfo, 89-91 segna per Baltz il definitivo riconoscimento della opacità del mondo e della sparizione dei luoghi: "il subtesto del mio lavoro negli anni Ottanta era l'apocalisse. Nel 1990 sembrava che il mondo fosse in un certo senso già finito, ovvero che si fosse reso refrattario ad ogni nostra possibilità di comprensione".
Retrospettivamente tutta l'opera di Baltz, sin dalla fine degli anni Sessanta, ruota attorno al problema della visibilità dei processi economici e sociali che il paesaggio nasconde piuttosto che mostrare. Tuttavia Baltz pone anche un problema più ampio che riguarda non solo la nostra condizione di esseri sociali, ma di esseri umani in senso lato. Secondo il filosofo Gus Blaisdell, le immagini di Baltz invitano a praticare uno scetticismo radicale nei confronti di ciò che percepiamo e conosciamo: anche correndo il rischio, come Hume nel Trattato della natura umana, di naufragare nella malinconia di un pensiero impotente, di fronte al dubbio, al falso, all'insensatezza.
La mostra è accompagnata dal libro 89-91 Sites of Technology, pubblicato per l'occasione dall'editore Steidl con testi in italiano e in inglese di Angela Vettese e Antonello Frongia.
Lewis Baltz (Newport Beach, California, 1945) vive e lavora a Parigi e a Venezia dove insegna alla Facoltà di Design e Arti dell'Università IUAV. Attivo sin dalla fine degli anni Sessanta, nel 1975 ha partecipato alla importante mostra New Topographics. Photographs of a Man-altered Landscape, che ha catalizzato a livello internazionale l'idea di una fotografia scettica e "senza stile", all'incrocio tra stile documentario, Land Art, Minimalismo e Arte Concettuale. I suoi lavori sono stati presentati in numerose esposizioni in tutto il mondo ed appaiono in musei quali la Tate Modern di Londra, il Museo d'Arte Moderna di Parigi, il Museum of Contemporary Art di Helsinki, il Whitney Museum of American Art e il Museum of Modern Art di New York.
Curatore: Antonello Frongia
Produzione e organizzazione: Galleria Civica e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
Opere realizzate con il contributo di: Galerie Thomas Zander, Colonia
Ingresso gratuito
La mostra prosegue fino al 18 novembre 2007 con i seguenti orari:
Lunedì chiuso
Dal martedì al venerdì 10.30 – 13.00 e 15.00 – 18.00
Sabato, domenica e festivi 10.30 – 18.00
Informazioni: Galleria Civica, c.so Canalgrande 103, 41100 Modena
tel. +39 059.2032911/2032940 – fax +39 059.2032932
www.comune.modena.it/galleria