Il contrario dell’impresa irresponsabile dovrebbe essere l’impresa che opera aderendo strettamente ai canoni della Rsi (Crs nei testi in inglese, per corporate social responsibility), la responsabilità sociale dell’impresa. La Rsi è al tempo stesso una dottrina; un codice generale di comportamento folto di richiami all’etica; un insieme di principî specifici circa il modo di trattare correttamente, oltre agli azionisti, tutti coloro che per vari motivi sono interessati alle attività dell’impresa, perché in essa «tengono una posta in gioco» (ch’è il significato letterale dell’inglese stakeholders): dipendenti, fornitori, risparmiatori, consumatori, comunità in cui hanno sede le unità produttive. Oltre a essere, naturalmente – la responsabilità sociale – un materiale stato di fatto le cui variazioni verso l’alto o il basso sono suscettibili di venir accertate con metodi empirici osservando il comportamento di una o più imprese, sia esso indotto o meno da una maggior o minore conformità ai principî della Rsi.
Per stare alle fonti ufficiali, in un Libro verde dal titolo Promuovere un quadro europeo per la responsabilità dell’impresa, pubblicato nel luglio 2001 dalla Commissione europea (Ce), la Rsi veniva definita come «l’integrazione su base volontaria dei problemi sociali e ambientali delle imprese nelle loro attività produttive e nella loro interazione con gli altri portatori di interesse. Essere socialmente responsabile significa non soltanto far fronte alle attese della legge, ma anche andare al di là del soddisfacimento degli obblighi e investire "di più" nel capitale umano, nell’ambiente e nelle relazioni con i portatori di interessi». Il nostro ministero del Lavoro ha fatto propria tale definizione, riportandola in apertura del sito che ha istituito per documentare le iniziative che dal 2003 ha avviato in relazione a codesto tema.
Il Libro verde proseguiva distinguendo tra responsabilità interne all’impresa e responsabilità esterne ad essa. I contenuti interni della Rsi riguardano la gestione equa delle risorse umane; l’impegno a tutelare la salute e la sicurezza sul lavoro; una gestione non traumatica del mutamento organizzativo e tecnologico; l’attenzione da rivolgere alla formazione continua per l’intero arco di vita delle persone; nonché il contenimento dell’impatto sull’ambiente e sulle risorse naturali delle attività produttive. Tra tali temi non figura, si potrebbe notare, impegno a pagare buoni salari.
I contenuti esterni coprono vari aspetti dei rapporti positivi che si dovrebbero instaurare tra l’impresa e la società nel suo insieme, incluse le comunità locali, i partner economici, i fornitori e i consumatori. Filo conduttore del suddetto Libro verde è l’idea che le imprese hanno un interesse economico ad andare al di là dei requisiti minimi legali nel loro rapporto con tutti coloro che in modo diretto o indiretto sono toccati dalle attività dell’impresa (i citati stakeholders); tuttavia, una volta resi evidenti i suoi vantaggi, l’esercizio della Rsi come sopra definita non dovrebbe essere imposto. Un’istituzione come la Ce può suggerire la convenienza a praticarla, ma la decisione di far fronte alle proprie responsabilità sociali deve essere lasciato al libero arbitrio della singola impresa.
(da L. Gallino, L’impresa irresponsabile, Einaudi, Torino, 2005, pp. 9-11*).
Riferimenti Bibliografici
- F. Briatico, Ascesa e declino del capitale pubblico in Italia, vicende e protagonisti, il Mulino, Bologna, 2004;
- L. Gallino, Italia in frantumi, Laterza, Roma-Bari, 2006;*
- S. Zamagni, L'economia del bene comune, Città Nuova, Roma, 2007.*
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.