Metafisiche sperimentali

Per un'etnografia degli immaginari naturalisti

  • Giordana Charuty

    Directeur d'études in Etnologia religiosa dell’Europa - Ecole Pratique des Hautes Etudes, Paris

  • venerdì 21 Maggio 2010 - 17.30
Scuola Alti Studi

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L’antropologia è spesso posta sotto il segno di una doppia alterità: quella degli usi e dei costumi dell’altro che suscita un’interrogazione sul carattere convenzionale del mondo sociale al quale l’etnologo appartiene. Lo sguardo retrospettivo che propongo è parte di un lavoro di indagine internazionale finalizzato all’esplorazione, dall’interno, di ogni momento di emergenza o di riconfigurazione, in seno al mondo occidentale, di un “sapere delle differenze” che non è possibile ridurre alla costruzione moderna dell’etnologia. Esistono, in effetti, numerose storie dell’antropologia, a seconda del fatto che si cominci a costruire la genealogia delle discipline a partire da un punto di vista presentista, benché mai esplicitato come tale, o che ci si sforzi, al contrario, d’individuare in una successione di sincronie la pluralità dei paradigmi, dei luoghi, delle procedure e degli oggetti che determinano la configurazione di un campo complesso di saperi.
Applicato all’Europa, questo lavoro conduce, da una parte, alla descrizione delle diverse maniere in cui, ben prima della nascita delle scienze della società come saperi di governo, il trauma dell’incontro esotico ha innescato un movimento simmetrico di individuazione delle differenze interiori che è opportuno reinterpretare in etnografia. Sembra sia stato così che, tra XVI e XVIII secolo, questo movimento ha portato a isolare e a descrivere tre forme dell’alterità, di volta in volta qualificate come superstiziosa dal punto di vista del cristianesimo, rustica dal punto di vista delle società urbane, femminile dal punto di vista delle élites maschili. Dall’altra parte, oltre i modelli naturalisti della statistica monografica alla tedesca e dell’aritmetica sociale all’inglese, una modalità indiretta di esplorazione dei costumi e delle tradizioni ha assunto, prima del XVIII secolo, la forma dell’inchiesta biografica, mentre l’inchiesta per questionario, che innanzitutto assicurò il controllo della pratica religiosa, si allargò alle tecniche, ai rituali, agli usi giuridici locali.
Trattandosi della normalizzazione dei saperi che si cristallizzano tra XIX e XX secolo intorno all’etnografia come disciplina scientifica, si tratta di perseguire l’esplorazione e la rivalutazione delle corrispondenze con i movimenti intellettuali, artistici e letterari contemporanei in ogni momento di cambiamento. In Francia, per esempio, vi furono le avanguardie artistiche che, ponendo la questione generale della creazione estetica, individuarono prima degli anni Cinquanta dell’Ottocento ciò che sarebbe stato in seguito ripreso come una categoria del folklore: l’arte popolare. Di rimando, il momento realista, che rinnova le tecniche d’indagine etnografica, non esclude né la poligrafia né il racconto di finzione come modo di espressione delle verità sociali.
Negli anni Settanta, questa prospettiva porta a ripensare che l’antropologia del secolo dei Lumi non avesse avuto esistenza distinta dal discorso filosofico o storico. Gli storici della scienza hanno ampiamente documentato il protocollo d’indagine naturalista che si è differenziato per tutto il corso della seconda metà del XVIII secolo per divenire la “teoria del viaggio utile”, trattando allo stesso modo i suoli, i climi, i commerci, i popoli, le lingue. Quali che siano le posizioni differenti della filosofia della storia – progresso o decadenza – si tratta di inscrivere in un quadro globale gli oggetti inanimati, gli esseri viventi e le comunità umane. Sotto il nome di “naturalismo” si designa allora questo momento specifico delle scienze dell’uomo all’indomani della Rivoluzione francese, di cui la vocazione enciclopedica si afferma su scala internazionale in Francia, Inghilterra, Germania, Stati Uniti e costituisce un progetto che intende legare un programma di ricerca empirico, una visione del mondo e una posizione politica.
Una volta ammesse queste analisi, resta da individuare la molteplicità delle esperienze dell’alterità che costituiscono l’opposto – e il complemento – di questa inclusione dello studio delle società esotiche nel dominio del naturalista, spesso legato – in Inghilterra come in Francia – alle Società antiquarie. Resta da riconoscere la complessità delle esperienze da sottoporre a una descrizione etnografica, per comprendere come queste coinvolgano l’antropologia attraverso le domande più ricorrenti, alle quali la disciplina scientifica non cesserà di fornire costantemente nuove risposte.

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