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Seicento anni fa il Concilio di Costanza (1414-1418) ricompose l’unità della cristianità occidentale dopo il Grande Scisma d’Occidente (1378-1418) e approvò la teoria del conciliarismo (supremazia del concilio ecumenico sul papa). Il Concilio non riuscì invece a promuovere una vera riforma della Chiesa “nel capo e nelle membra”. Lo stesso Concilio deliberò la condanna al rogo, in quanto eretici, dei riformatori boemi Jan Hus (ca. 1369-1415) e Girolamo da Praga (ca. 1370-1416). Le loro tesi, riprese da Lutero un secolo più tardi, diedero avvio in Europa alla Riforma protestante. Quegli avvenimenti sollevano, ancora oggi, problemi di grande attualità che non soltanto ritornano nella riflessione e nelle speranze ecumeniche dei cristiani, ma coinvolgono anche la sfera politica e la società civile.