Nei testi evangelici l’antropologia della violenza non è scindibile dai riferimenti a Satana attraverso cui viene riformulato il meccanismo di una violenza mimetica che scompone la comunità e la ricompone grazie a un capro espiatorio. Approfondendo i risultati dei suoi lavori precedenti, Girard affronta il tema dell’omicidio collettivo all’origine dei miti e dei culti arcaici, ponendoli a confronto con il processo che ha portato alla Passione descritta dai Vangeli. La Croce è il momento in cui la potenza del collettivo e dei conflitti mimetici si concentra su una sola vittima: al mimetismo che frammenta la comunità si sostituisce quindi un mimetismo che riunisce tutti gli “scandalizzati” contro un obiettivo promosso al ruolo di scandalo universale. Ciò che Girard scopre nei Vangeli è un processo ciclico di disordine e riordino che culmina in un meccanismo di unanimità: il termine meccanismo indica la natura automatica del processo e dei risultati che raggiunge.
La potenza creatrice dell’omicidio collettivo assume concretezza nell’importanza data ai frammenti del corpo della vittima, paragonata a un seme che deve decomporsi per fruttificare. Tale tema è presente nell’episodio biblico di Caino e Abele, nel quale viene avvalorata la tesi che la cultura umana si radichi in un episodio violento. Per Girard il dato comune ai miti a ai Vangeli è ciò che egli definisce ciclo mimetico o satanico, ossia la sequenza tripartita di crisi, violenza collettiva ed epifania religiosa, sfuggita agli etnologi del passato a causa del loro anticristia-nesimo. Tra i miti e i testi biblici rimane invece la differenza tra un universo in cui la violenza arbitraria trionfa senza essere riconosciuta (Edipo) e un universo in cui questa stessa violenza è denunciata e alla fine perdonata: è la differenza tra una verità e una menzogna assolute. Prima della Bibbia la colpevolezza delle vittime condannate dalle loro comunità non veniva messa in dubbio: l’inversione del rapporto di innocenza e colpevolezza tra vittime e carnefici è la pietra angolare dell’ispirazione biblica. Girard conclude che nella Bibbia il divino non è più vittimizzato: gli dèi fondati sulla violenza sacralizzata vengono rifiutati e viene rivelata l’origine violenta dei “principati e delle potenze”, violenza presunta da sempre, ma dissimulata nell’infrastruttura mitologica. Mettendo in luce il meccanismo che porta Gesù a morire sulla croce, i testi evangelici mettono in evidenza Satana, il vero soggetto del discorso mitico.