Storie comuni

La narrazione nella vita quotidiana


La narrazione non è scomparsa dalla nostra vita quotidiana, ma si è profondamente trasformata. Partendo da questa considerazione l’autore sviluppa la propria ricerca delle forme della narrazione, con lo sguardo attento tanto alla forma letteraria del racconto quanto alle sue manifestazioni concrete dell’esperienza individuale, quelle che favoriscono l’incontro. Narrare infatti è mettere in comune con gli altri una storia, costruendo i primi elementi di un mondo comune nel momento in cui vengono superati i confini che delimitano la nostra singolarità. Nel matrimonio, ad esempio, offrirsi alla narrazione significa rispettarsi reciprocamente: impegnandosi nella narrazione ciascuno può riconoscere che l’altro è davvero unico, con la sua dignità e il suo spessore. Jedlowski rileva una differenza tra il racconto femminile e quello maschile. Mentre vi è una maggiore disponibilità alla narrazione, quasi un’affinità elettiva, da parte delle donne, i maschi parlano soprattutto di “cose” o di che cosa sono, anziché approfondire chi sono, rivelando una scarsa propensione a chinarsi sul particolare. Raccontare è come portare a compimento la propria vita mostrandola a un altro. La difficoltà di raccontare può essere avvertita come una “deficienza dell’essere”, come una lacuna che è il destinatario a consentire di colmare: non è in gioco semplicemente la volontà di stabilire un contatto con altri, ma di condividere in profondità il proprio mondo, di vedere riconosciuta la propria voce e, con essa, la propria esistenza e la propria sensibilità. L’autobiografia si concepisce come presentazione e ricerca di un sé che non è più dato per scontato, ed è una pratica terapeutica che consiste nell’avvicinare il più possibile il nostro pensiero all’essere che siamo, nello sforzo di trasformare la nostra vita in esperienza. Ampio spazio viene dedicato dall’autore all’aspetto sociologico della narrazione. Infatti la sociologia è una forma di discorso, ha a che fare con la narrazione in quanto ha a che fare con l’agire sociale, che è immerso nel tempo. Le narrazioni sono la sostanza di cui è fatta ogni memoria collettiva: mettere certe storie in comune, conclude l’autore, è farsi compagni di viaggio, quel viaggio che è l’esistenza in cui non si sa mai da dove si venga e dove si vada. L’essere compagni, in tal modo, trascende i confini della quotidianità, che è la forma di pensiero e di sensibilità di cui abbiamo responsabilità e sulla cui qualità valutiamo concretamente la nostra soddisfazione o infelicità.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2000
Recensito da
Anno recensione 2000
Comune Milano
Pagine 224
Editore