Questo nuovo testo di Jean-Pierre Vernant si segnala subito come degno corollario degli studi che l’autore ha dedicato nel corso della sua attività di studioso ai miti greci, al loro statuto e alla loro funzione nel mondo antico. Come testimonia il titolo che originariamente era stato scelto per l’opera, Il était une fois, il testo si propone come riproposizione e rilettura in chiave narratologica dei principali racconti mitici greci. L’autore rivela una capacità narrativa intensa e ammaliatrice, volta secondo le sue stesse parole a suivre au cours de ma narration, du début à la fin, le fil du récit dans sa tension dramatique. Una riproposizione quindi dei principali miti greci, da quello dell’origine dell’universo dal caos primordiale a quello di Prometeo che dona il fuoco alla stirpe degli uomini, fino a quelli di Pandora (che segna l’entrata nell’universo del genere femminile), Ulisse, Dioniso, Edipo e Perseo. L’impianto e la particolare struttura a racconto non devono però trarre in inganno: dietro la trama narrativa si nasconde l’occhio critico dell’autore, che tale vuole rimanere pur cercando di riproporre quella che doveva essere originariamente la natura dell’esposizione orale di fatti ed avvenimenti mitici. La domanda onnipresente in ogni esposizione mitica riguarda infatti la reale natura di un mito greco: un mito è senza dubbio un racconto, un racconto che trae la propria forza e la propria tipicità proprio dal fenomeno della recitazione orale, che si propone, di generazione in generazione, nel corso dell’esistenza quotidiana di un greco. La comprensione di queste tradizioni mitiche necessita del confronto con le récits traditionnels d’autres peuples che, per quanto lontane nel tempo e nello spazio, presentano tuttavia numerosi punti di somiglianza passibili di analisi. L’autore sottolinea altresì la natura inscindibile del legame tra racconto mitico e sua trasmissione tramite il processo di memorizzazione: memoria, oralità, tradizione si pongono quindi come condizioni essenziali e indispensabili per l’esistenza e la sopravvivenza di un mito, che in tal modo è avvicinato al fenomeno poetico. Infine, lo studioso sottolinea come di ogni tradizione mitica occorra tener sempre presente l’arrière-plan intellectuel, l’insieme cioè di forme di mentalità, di lingua, di cultura che ne costituiscono la base e il presupposto. Questo è il vero compito di ciascuno storico o antropologo: saper far emergere da ogni racconto mitico il suo tesoro nascosto di conoscenze, senza peraltro perdere di vista il plaisir extrême di lafontaniana memoria che da esso si può e si deve sempre poter ricavare.