L’oggetto dello studio di Paul Hirst è la democrazia associativa. Questa via, alternativa ai modelli socialisti e al capitalismo laissez-faire, offre mezzi di controllo e coordinamento che possono funzionare efficacemente nelle società estremamente complesse dell”Occidente. Nella democrazia associativa, le istituzioni rappresentative continuano a fornire le regole fondamentali e a definire il quadro fiscale, ma sono le associazioni a farsi carico della fornitura dei servizi. L”associazionismo non è una novità, essendo nato nel XIX secolo come critica ad una società di mercato puramente competitiva e all’accentramento del potere statale. La sua attualità risiede nella capacità di ridurre l”antagonismo tra gruppi accettando un livello consistente di autoregolazione in cambio della reciproca tolleranza. Solamente alcune leggi avrebbero una sovranità su tutti i gruppi e le persone: ciò avrebbe la funzione di ridurre la complessità del sistema legislativo e snellire la funzionalità del potere pubblico centrale. I contrappesi imposti alle associazioni autoregolate sono: l”obbligo di osservare criteri minimi comuni di autogoverno e la libertà di defezione dei membri insoddisfatti. L”associazionismo è, dunque, un principio di organizzazione sociale nel quale la politica torna a far sentire il proprio linguaggio specifico, oggi sostituito da quello del management. Sottraendo i servizi pubblici al nuovo modello manageriale si possono diffondere forme più responsabili di governo della società. E” necessario parimenti permettere ai consumatori di adeguare i servizi collettivi alle loro esigenze specifiche, di godere dei vantaggi della partecipazione comune senza subire gli svantaggi dell”obbligatorietà e discrezionalità amministrativa (che per l”autore del libro erano i limiti del welfare state). Nell”ultima parte del volume, Hirst attacca la retorica della globalizzazione, che radica la convinzione che l”economia mondiale sia incontrollabile, mentre essa è ancora modellata da pressioni competitive e prodotti che nascono a livello nazionale. Paradossalmente, proprio il crescente grado di internazionalizzazione del mondo rafforza la necessità del tradizionale Stato democratico unitario e la presenza di una “società civile” costituita da organizzazioni che difendano una piattaforma comune di diritti umani.