La scrittura e la steppa


Dalla Rus” kieviana del 1050, cioè dall”epoca in cui fu redatto il Sermone sulla legge e la grazia (noto come Slovo), attribuito al metropolita di Kiev Ilarion, alla Russia stalinista di Pasternak, di cui analizza il gruppo di poesie con cui si chiude il celebre Dottor Zivago, l”autore di questo saggio – docente di Letteratura russa e Storia della cultura russa – vuole rintracciare i segni della cultura biblico-liturgica di cui è intessuta la storia della Russia. In particolare egli si sofferma sul momento “figurale” di tale cultura, assegnandogli il significato approfondito da Auerbach: “l”interpretazione figurale stabilisce una connessione tra due avvenimenti, nella quale connessione uno dei due significa non solamente se stesso, ma anche l”altro e il secondo include il primo; tale connessione non può essere stabilita dalla ragione, ma viene fatta collegando verticalmente i due fatti con la provvidenza divina, che soltanto in tal modo può creare un piano della storia”. In questo senso i capitoli del libro arrivano a queste conclusioni: 1) lo Slovo può essere interpretato come una celebrazione che legge l”intera storia della Rus” come saldamente ancorata al riferimento biblico, a un Dio incarnato che volge il suo occhio misericordioso sugli uomini; 2) la percezione di Mosca come Terza Roma vede in essa una teocrazia-escatologica in cui i compiti dello zar acquistano un carattere messianico. Il sovrano infatti riveste la duplice veste dello stesso Cristo: umile e tuttavia guida, agnello e pastore, imperatore e sacerdote, pastore secolare e spirituale del gregge russo. 3) Il libretto che celebrava il matrimonio di Pietro il Grande (1689) può essere messo in connessione con quello tra Adamo e Eva e con le nozze di Cana. E” però difficile stabilire se questo parallelismo biblico è funzione della sacralizzazione dello zar oppure un segno della perimetrazione morale del suo potere. In ogni caso, sostiene Ghini, alla vigilia dell”abolizione della simfonjia tra potere civile e potere religioso in favore dell”assolutizzazione zarista dello stato, quel libretto presenta l”ultima “figura” dello zar. 4) I fratelli Karamazov esprimono un rapporto figurale con Cristo, nel senso che il cammino dei protagonisti di quel romanzo è di imitazione con Cristo, in quanto prevede il passaggio attraverso una morte e una rinascita. Concludendo la sua analisi con l”opera più famosa di Pasternak, Ghini afferma la validità del modello figurale, che appartiene a quella cultura biblico-liturgica ritenuta superata dai razionalismi degli ultimi secoli.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1999
Recensito da
Anno recensione 1999
Comune Urbino
Pagine 204
Editore