Pubblicato originariamente a Parigi dall’editore Seuil nel 1993, questo ampio saggio analizza il modo in cui è stata affrontata la questione sociale nel passaggio dall”Ancien Regime alla società post-rivoluzionaria. Infatti, l”avvento della società moderna non può essere considerato solo dal punto di vista del sempre crescente incremento della ricchezza pubblica, ma anche da quello relativo al ‘governo’ della povertà. Nel periodo qui analizzato è divenuto per la prima volta evidente che la povertà è irriducibile a questioni di mero ordine pubblico e che una nuova forma di governo deve includere nella cittadinanza anche i poveri, andando ben al di là del criterio della carità. La storia della povertà si interseca dunque con il tema del diritto al lavoro: non a caso, nell’Ottocento il lavoro entra a far parte dei diritti naturali dell’uomo. Si afferma quindi il principio secondo cui la nuova società deve proteggere i membri più poveri, i cui diritti devono essere inseriti nelle leggi statali: i poveri acquistano una piena cittadinanza in ambito politico ed entrano di peso sulla scena economica. Non potendo più ignorare la questione sociale, per gli storici e gli economisti si rendeva necessario adattare gli strumenti dell”analisi economica a un campo di problemi più vasto di quello delimitato dall”analisi classica: si affermò in questo modo l”economia sociale, che utilizzava il campo semantico e pratico delimitato da una prospettiva morale, e che intendeva separare la questione della povertà da quella del lavoro negando la legittimità di una scienza della ricchezza separata dalla ricerca del benessere per tutta la popolazione. L”economia sociale scopriva la necessità di correggere gli effetti dell”instabilità politica che derivavano dal vuoto sociale tra lo Stato e gli individui, provocato dalla strategia liberale. Bisognava sviluppare, al posto di una relazione strettamente politica fra lo Stato e la società, una relazione che non avesse un contenuto solo giuridico, ma anche e soprattutto morale. Con la rivoluzione del 1848 è il tema del diritto al lavoro ad assumere la priorità: l”analisi morale della povertà, condotta dall”economia sociale, viene sostituita dalla necessità di una riforma economica della società. La questione sociale è stata dunque condizione indispensabile per la nascita dei moderni sistemi di welfare state, oggi in crisi anche a causa di un equivoco segnalato dalla Procacci: che l”individualismo possa essere la soluzione e non sia piuttosto il sintomo della crisi.