Uno dei testi biblici più citati e parafrasati viene riletto con attenzione e partecipazione da un teologo che da tempo dedica un intenso lavoro alla dimensione biblica del narrare. Per Brunetto Salvarani, l’Ecclesiaste/Qohelet si presta pienamente a questo scopo essendo un racconto autobiografico, commentato finora in modi estremamente differenti (nichilista, escatologico, pessimista, scettico), ma non ancora pienamente esaurienti (in questo, a parere dell”autore, è in sintonia con l”ebraismo, di cui non è possibile dare una definizione univoca). Salomone/Shlomò, a cui vengono attribuiti i capitoli dell”Ecclesiaste, diventa nel libro di Salvarani un re che manifesta tutti i dubbi, le incertezze, la paure, le speranze vissute da ogni essere umano.
Nel corso del libro il lettore viene introdotto nel detto e nel non detto che si desume da ogni versetto, il più famoso dei quali (“vanità delle vanità, tutto è vanità” che l”autore preferisce derivare dall”ebraico hevel, “soffio, respiro”), tradizionalmente letto come un invito all”ascetismo, è invece da interpretarsi come il manifesto del “già e non ancora”: si abolisce ogni distanza fra tempo sacro e tempo profano, la fede è da viversi in compagnia dell”uomo, fedeli al mondo, senza tuttavia trasformarlo in idolo.
L”ebraismo ha fatto di questi versetti (che riflettono sulla gioia che può regolare l”esistenza umana) il testo più vicino alla propria natura e lo ha attribuito non a caso al re più sfarzoso della sua storia. Qohelet però rappresenta anche l”itinerario compiuto da ogni vita, con il suo alternarsi di gioie e di dolori (e la storia di Salomone reinventata da Salvarani ne è un perfetto esempio), è il memoriale del fatto che la realtà è da sperimentare più che da teorizzare. In questo Salomone/Qohelet si avvicina all”uomo di oggi che attraversa il mondo senza rifugi in religioni consolatorie. La verità del testo biblico prende le mosse dalla realtà quotidiana: solo amando a tal punto la vita e la terra si può credere nella resurrezione dei morti; solo chi prende sul serio questa vita potrà prendere sul serio lo stesso Gesù; solo così, conclude Salvarani, il credente può comprendere che non possono esistere mondi paralleli e consolatori, né scantonamenti dalla realtà concreta.