La distanza


Le brevissime considerazioni di Tadini, quasi degli aforismi, distinguono la parola distanza dalla Distanza quale dimensione assoluta, un”entità incommensurabile che si stende intorno a noi. L”analisi svolta dall”autore incrocia il terreno delle arti (la musica, in cui la distanza si manifesta da un silenzio all”altro; la pittura, che toglie dalla Distanza i soggetti che rappresenta; la fotografia, che è il prodotto di un”immagine percepita alla distanza giusta) e della comunicazione: soprattutto oggi i grandi mezzi di comunicazione accomunano la massa dei cittadini, offrono loro la sensazione di fare davvero parte di una grande famiglia all”interno della quale vengono meno le distanze. Storicamente la Distanza ha avuto una funzione sociale fondamentale che si è espressa nella sproporzione ostentata e nell”accentuazione della diversità (le grandi architetture, i linguaggi esclusivi) che servivano per manifestare l”analogia tra il potere terreno e il potere distante per eccellenza, quello della trascendenza. Nella tradizione cristiana il figlio di Dio colma la distanza che separa la terra dal cielo, abolisce il Dio della Distanza e introduce la presenza del “prossimo”: proprio in quanto è un “prossimo” l”altro ci trattiene nel mondo, nel presente. E” solo l”Altro che riesce a liberarci dalla solitudine. Il senso di solitudine, di separazione colpisce l”uomo al momento della nascita, e forse il fascino dei racconti fiabeschi e dei sogni risiede anche nella loro capacità di colmare in un attimo distanze immense fornendo la garanzia finale della ricomposizione: non a caso sul modello di quella separazione originaria si configurerà anche quella finale, dettata dalla morte. Oggi la tecnica sembra voler proporsi come dispensatrice dell”annullamento di ogni Distanza, proprio puntando all”annullamento della morte e alla “creazione” della vita, e sembra volersi configurare come la figura di un nuovo sacro, sostituendo con lo smisurato valore simbolico della propria onnipotenza la funzione di ogni valore. Grazie alla tecnica l”infinito si installa dentro di noi: il “virtuale” diviene il nuovo cordone ombelicale che ci tiene uniti pur restando ognuno nella propria solitudine. E” forse per questo motivo che assistiamo da tempo a un ritorno alla natura, ai valori della cultura locale, che permettono di dissolvere l”ombra della Distanza, della solitudine e dell”angoscia, mentre la nostalgia della totalità sperimentata nel ventre materno si manifesta, periodicamente, con l”adesione incondizionata a regimi totalitari, dando vita al “meccanismo del tragico”.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1998
Recensito da
Anno recensione 1999
Comune Torino
Pagine 178
Editore