Il volume raccoglie una serie di saggi, pubblicati su riviste inglesi e francesi tra il 1966 e il 1988, dedicati ad alcuni aspetti della storia della Chiesa tardo-medievale. John Bossy, professore di Storia moderna all”Università di York, rileva che in quei secoli la Chiesa non era un”istituzione fondata sulla parrocchia e che occorsero almeno duecento anni prima che l”osservanza parrocchiale diventasse una pratica comune. Infatti, nella società medievale prevalevano i vincoli parentali, che trovarono una caratterizzazione nell”istituto delle Confraternite, diventate una specie di modello alternativo di chiesa; il riconoscimento della comunità parentale era talmente forte che la messa, nel periodo analizzato da Bossy, si era trasformata in un rituale privato, officiato a beneficio di un particolare gruppo di persone. L”azione successiva al Concilio di Trento fu allora rivolta all”inibizione delle forme di religione popolare (che comprendeva le feste, le danze e le libagioni organizzate in occasione delle celebrazioni più sentite) per convogliare ogni rituale nell”unico canale della parrocchia. Il cattolicesimo moderno, – spiega Bossy – trasformò il cristiano collettivo nel cristiano individuale. Un esempio di tale cambiamento è il sacramento della penitenza, che prima del Concilio avveniva in forma pubblica e in seguito venne caratterizzato dalla comparsa del confessionale e da un”accentuazione della contrizione. Anche altri sacramenti, come il matrimonio e il battesimo, subirono analoghe trasformazioni in direzione accentratrice. Un importante mutamento avvenne anche nel sistema morale che vedeva al centro i sette vizi capitali (in cui gli obblighi verso Dio erano posti in secondo piano rispetto a quelli verso il prossimo). Dopo il XVI secolo si affermarono infatti i Dieci comandamenti, prima trascurati perché ritenuti un residuo della legge antica. Il Decalogo si configurò come un vero sistema vincolante che comportava maggiori obblighi verso Dio e indirizzò il fedele verso l”adorazione prima che all”amore. Le conseguenze pratiche si ebbero nel considerare l”idolatria come infrazione primaria, nella rilevanza della figura del diavolo e della stregoneria e nell”insistenza sul dovere dell”obbedienza. Tali mutamenti, conclude Bossy, trovarono una sistemazione nella messa, in cui bisognava distinguere tra sacrificio e sacramento, che equivale alla distinzione tra una comunità cristiana intesa come assemblea di parti distinte e una comunità intesa come totalità trascendente.