L'altra Africa


L’appassionato studio di Latouche prosegue l’analisi sviluppata nei precedenti lavori e intende risarcire il continente africano di quell’opera di spoliazione subita a causa della sua estraneità allo sviluppo economico. L’economia informale, che sta al confine tra dono e mercato, ha finora consentito a una parte dell’Africa di sopravvivere organizzandosi secondo una logica che è altra rispetto a quella del mercato. Per questo motivo, afferma Latouche, gli “informalizzati” non sono necessariamente degli indigenti, perchè occorre guardare loro come autonome realtà in grado di fabbricare l’essenziale per la propria esistenza. Il concetto di povertà in Africa deve piuttosto essere collegato alla mancanza di sostegno sociale, di legami di parentela (“è veramente povero chi non ha nessuno”) e non alla definizione di criteri quantitativi. La povertà non deve essere né oggettiva né soggettiva, ma doppiamente relativa: all’interno di una cultura, secondo una cultura. E’ quindi indispensabile, suggerisce Latouche, effettuare uno studio delle dinamiche relative interne in tre tempi (critica della povertà oggettiva, studio della povertà arcaica, analisi della povertà modernizzata) poiché l’espansione dei rapporti mercantili, guidati dall’occidente, hanno compromesso i legami sociali tra gruppi e avviato un processo di pauperizzazione accelerato nella messa in discussione della reciprocità che caratterizza la società del dono. La permanenza del dono, nella società africana, è un modo di preservare l’identità; esso incorpora l’economico nel sociale e non rimette in discussione il livello sociale. Nelle società del dono si può morire di fame se non si ha nulla da donare o da restituire. In tale società inegualitaria e gerarchizzata, in cui grande rilievo hanno il religioso e la magia, la povertà viene vissuta come una maledizione. Inoltre l’acuirsi della crisi economica ha provocato da un lato uno sviluppo della stregoneria e dall’altro una ricerca di protezione presso le religioni monoteistiche e nelle sette. Il volume non è una “santificazione” dell’economia informale, bensì un tentativo di desacralizzare l’economia e il mercato, che causano il passaggio dall’autonomia all’eteronomia e a una situazione di dipendenza da meccanismi personali. La reazione a questo passaggio avviene in tre modi: un progetto fondamentalista, un’affermazione nazionalistica più vicina al mimetismo dell’occidente, la costruzione di un neoclanismo originale. Si tratta di tre risposte che presiedono a una rinascita del sentimento comunitario che non si limita al continente africano, ma investe anche l’Oceania, Asia e alcune zone dell’America latina. (Latouche insegna all’Università di Parigi XI e presso l’IEDES – Parigi).

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1997
Recensito da
Anno recensione 1998
Comune Torino
Pagine 244
Editore