La rivista cerca di offrire contributi critici organici attraverso i quali accostarsi alla lettura dell”opera del filosofo canadese Charles Taylor. Il contributo di A. Honneth – che per primo ha introdotto il pensiero di Taylor in Germania (dello stesso autore si veda la recente traduzione del saggio Patologie del sociale, in “Iride”, n.18, 1996) – ne ricostruisce l”itinerario intellettuale, mettendone in luce anche i nessi con il suo costante impegno politico. Taylor fa confluire influenze filosofiche e culturali anche distanti tra loro – il problema del conflitto linguistico e culturale che segna la sua città d”origine, Montreal, il clima analitico di Oxford, la tradizione culturale tedesca, la fenomenologia esistenziale francese (dalla quale gli proviene il nucleo problematico centrale: “la questione della costituzione specifica del modo d”esistenza dell”uomo”) – nel progetto di una antropologia filosofica che, a partire da una critica dei modelli di azione di impostazione comportamentista e sulla base di un approccio di tipo ermeneutico, sviluppa un concetto di persona umana contrapposto all”interpretazione naturalistica dell”uomo, incentrato sul ruolo costitutivo dell”autointerpretazione: l”uomo è “l”animale che si autointerpreta”. Taylor, attraverso una rielaborazione della tradizione “espressivistica” (Vico, Herder: importante qui l”influenza di I. Berlin) e dell”opera di Hegel (concetto di autorealizzazione), approda alla riflessione sul linguaggio, inteso anch”esso come parte del processo di autointerpretazione secondo modalità che legano l”ampliamento del potenziale linguistico di una comunità con quello del singolo. Questi i presupposti del suo contributo nell”ambito della teoria etica contemporanea – entro l”orizzonte del Communitarianism -, volto a proporre non solo l”idea di uguaglianza, ma anche quella di comunità, come bene primario, e ad individuare delle “risposte terapeutiche alle patologie della modernità”. La stessa comprensione delle ambivalenze costitutive della modernità occidentale, analizzata come costellazione culturale che sfocia nel conflitto tra auto-esplorazione e auto-controllo, tra l”Io di Montaigne e quello di Cartesio, contribuisce, sostiene Taylor nel contributo che apre la rivista, a superare posizioni di reciproca negazione e a guadagnare posizioni intellettualmente più ricche. Altri contributi, a partire dagli spunti critici, riguardanti ciò che nella prospettiva tayloriana “significa fare della teoria sociale”, offerti dal suo allievo R. Beiner, consentono ulteriori approfondimenti dei temi qui richiamati. La seconda sezione, aperta da un saggio di K.O. Apel affronta invece il tema dell”etica del discorso dopo Fatti e norme di Habermas.