Due sono gli obiettivi dichiarati dall”autrice del volume, Directeur d’études all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi: 1) definire il concetto di religione in una società che non ha più memoria e respinge l”idea di una continuità tra passato e presente, ma che al tempo stesso produce in forme rinnovate il bisogno sociale e individuale di credere alle sicurezze che tale continuità offre; 2) contribuire alla definizione della “sociologia della religione”, tenendo conto che la religione “non parla” più al centro delle società studiate dalla sociologia e quindi occorre riposizionare i confini del religioso moderno. Per superare le difficoltà di dare una definizione, alcuni studiosi si sono richiamati alla nozione di sacro, volendo indicare una struttura di senso comune sia alle religioni storiche sia alle nuove forme di risposta alle questioni ultime dell”esistenza. Il problema, a parere dell”autrice, è che la nozione di sacro introduce l”egemonia del modello cristiano sul pensiero del religioso ed è “difficile pensare di uscire da questa situazione superando la definizione di religione in quanto tale dall”identificazione di un sacro inteso come la struttura di significati che dà ai poteri spirituali e temporali il soccorso della potenza sacrale”. Le società moderne non sono più “società di memoria”, non riproducono un”eredità e ciò pone particolari problemi al mondo religioso, che si caratterizza per il suo “fare memoria” di alcuni eventi fondatori che devono essere ripetuti con regolarità per costituire una discendenza di credenti. La parabola della secolarizzazione e quella della cancellazione della memoria della società concidono perfettamente. Abbiamo assistito alla frammentazione all”infinito di gruppi, al tramonto della famiglia tradizionale (deposito di memorie), al crollo dell””immaginario della continuità” e al trionfo dell””immediatismo individualista” che ha portato in primo piano il tema della guarigione e della rigenerazione personale e al declino del concetto di salvezza. Si sono inoltre avvicinate le religioni rivelate a quelle cosmiche, causando un appiattimento ecumenico che è l”altra faccia della “rivincita di Dio”. Uno dei problemi che si pongono oggi alle grandi religioni riguarda la possibilità che il capitale di memorie che esse garantiscono possa continuare ad essere tradizione. La tendenza all”uniformizzazione e atomizzazione delle società moderne alimenta un processo di proliferazione di piccole memorie comunitarie: come possono le istituzioni religiose, si chiede l”autrice, riattivare un dispositivo di autorità quando la tradizione non è più considerata un deposito sacro, ma un patrimonio etico-culturale da usare self-service?