Questo testo di Starobinski raccoglie sia riflessioni di vecchia data, sia il più recente contributo critico elaborato in occasione della mostra Largesse, al Louvre. L’autore, senza perdersi, svolge la sua analisi interrogando immagini pittoriche e letterarie dove il dono ha fatto la sua apparizione ed è stato, direttamente o indirettamente, chiamato in causa. Da la fortuna di Salvator Rosa al Pranzo di Babette di Karen Blixen, da Rembrandt a Baudelaire la sequenza di “inquadrature” consente a Starobinski di toccare le declinazioni con cui l’atto del dare si afferma, costituisce la propria identità e si propone al possibile ricevente. Si delineano così le valenze di un gesto che è indiscutibilmente uno dei fondamenti dell’esperienza umana; dal gesto di Eva nei confronti di Adamo alla sparsio romana, alla continua prossimità con l’inganno e il regno dell’ambiguo, come si ricordano le espressioni linguistiche “darla a bere” o “darsi delle arie” (cfr. p. 3). L’analisi di Starobinski è attenta soprattutto a evidenziare in che modo alla generosità dell’offerta si siano costituiti scambi simmetrici, o dissimetrie come la retorica del potere di governanti e re, o quella della Chiesa la quale ha letteralmente inventato un preciso modello di povertà non poco influente nel corso della storia (cfr. p. 54). Il testo si chiude con una esortazione di carattere “etnografico”, un richiamo cioè ad esplorare le vie del nostro presente, in cui il dare non emerge o forse non vince. Il dono infatti non ha a che fare con il clamore, o la società dello spettacolo; esso piuttosto appare legato alla libertà che Goethe affida all’arte nel suo Faust, nel momento in cui Pluto dice all’auriga: “e ora, su svelto, ritorna alla tua sfera. Essa non è qui! Confusa, mescolata, selvaggia una folla di larve ne circonda. Solo là, dove limpidamente potrai affisarti nella bella limpidità, là dove apparterrai a te solo e in te solo confiderai, là dove sol piace ciò che è bello e buono, nella solitudine, lì, o fanciullo, costruisciti il tuo mondo!” (p. 75). Il dono rivelerebbe il tratto fondamentale della sua propria natura se accostato al tema della creatività.