Quel che resta del Paradiso


Il polittico denominato l’Agnello mistico, realizzato da Jan e Hubert van Eyck (1432) e conservato nella chiesa di Saint-Bavon a Gand, costituisce per Delumeau una summa in cui sono confluite le componenti del discorso cristiano sul Paradiso. Si tratta di componenti spesso fastose ed elaborate che contrastano con la sobrietà con cui i Vangeli descrivono il regno dei cieli. L’autore sviluppa così un ampio viaggio nell’immaginario paradisiaco, tentando di mettere in luce il modo in cui la speranza nell’aldilà si sia inserita nel più ampio contesto storico-culturale. In particolare viene individuato lo straordinario successo del tema della Gerusalemme celeste, onnipresente – fin dall’Apocalisse – nei testi e nell’iconografia fino al XVI secolo. Inoltre grande rilevanza ha avuto la presenza degli angeli musicanti che, apparsi nel XII secolo, occuparono ogni dipinto che nel XV secolo raffigurasse lo spazio paradisiaco: quando però la musica venne considerata esaltazione della corporeità, gli angeli musicanti sparirono, rimanendo creature spiritualizzate, ora trascinate oltre la realtà terrena, ora scesi dal firmamento per portare agli uomini i raggi della vera luce. Con l’iconografia del Natale, si stabilì una circolarità verticale tra l’aldilà e la terra, che riproduce quella presente nei testi biblici e prosegue con tanti esempi nell’arte e nell’architettura. Anche il Rinascimento, e più ancora l’arte barocca, insistettero con la rappresentazione iconografica dell’aldilà, che ebbe tra i suoi momenti più espressivi il baldacchino di San Pietro del Bernini (1623-1633). L’accumulo di materiali decorativi tipici del barocco si può spiegare con il desiderio di indurre il fedele a staccarsi dal quotidiano, offrendo una pienezza introvabile nella vita terrena e permettendo anche ai poveri, immersi nella precarietà, di penetrare – almeno per la durata di un rito – all’interno di un universo meraviglioso e sovrabbondante. La nuova astronomia (Galilei, Copernico, Bruno) da un lato venne a distruggere quella verticalità che opponeva cielo e in-ferno, dall’altro privò il paradiso di un luogo proprio: essa fece inoltre scomparire “l’orrore del vuoto” e rese la luce un oggetto di studio. Crollando l’iconografia paradisiaca tradizionale, assunse grande importanza la “religione del ricordo”, quel legame tra vivi e morti che da sempre costituisce una modalità della tensione verso l’aldilà. Attualmente, conclude Delumeau, siamo davanti a una doppia tendenza sul tema del Paradiso: la disgregazione e la persistenza della speranza, anche se dispersa nell’esperienza di un ampio ventaglio di concezioni.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2001
Recensito da
Anno recensione 2002
Comune Milano
Pagine 572
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