Il volume corrisponde alla sezione storica della ricerca condotta dall’autore presso la Scuola Internazionale di Alti Studi “Scienze della Cultura” della Fondazione Collegio San Carlo. Carletto si cimenta in una sintetica analisi dei punti chiave della “dottrina della giustificazione per fede” quale è esposta in alcuni testi chiave dell’opera di Martin Lutero (risalenti agli anni 1516-1536) e della Riforma delle origini, dai Loci theologici precipui (1521) di Filippo Melantone sino alla sintesi dottrinale calviniana (1559). Al di là di intenti puramente storici, il volume, muovendo da un orizzonte teologico-sistematico, è mosso dall’interesse dell’autore per la causa dell’ecumenismo dottrinale, quale risposta allo scandalo della divisione tra le chiese cristiane: «lo sforzo è quello di mostrare il radicamento nella speculazione del Riformatore, in tutte le sue fasi, dei temi ancor oggi discussi nel dialogo ecumenico cattolico-luterano – si pensi alla ricezione della Dichiarazione congiunta cattolico-luterana sulla dottrina della giustificazione (1999) – e nel seno della riflessione più accorta da parte della teologia evangelica» (pp. 13-14). In tal senso si comprende come il cuore della meditazione teologica di Lutero – il tema della salvezza in Cristo – non abbia perduto nulla della sua attualità e centralità nell’esistenza del cristiano credente e delle chiese.
Dopo un breve excursus sull’ermeneutica luterana (capitolo I), Carletto analizza i rapporti intercorrenti, nella Riforma delle origini, tra giustificazione e santificazione (capitolo II) e tra santificazione e discernimento degli spiriti (capitolo III). Risultato dello studio è, al di là di «ogni riduzionismo confessionalistico del messaggio della salvezza» (p. 139), l’aver messo in luce come la giustificazione per fede non debba essere letta nei termini di una chiusura solipsistica dell’individuo in se stesso: «l’esistenza spirituale è affidata paradossalmente alla libertà del cristiano e all’amore per il prossimo: proprio qui emerge il fatto che essa non ha nulla di intimistico o di privato perché consiste nell’esistere ‘fuori di sé’ e liberati dal peccato, in Cristo» (p. 137). Se dunque all’uomo pare garantita la libertà, essendo stato liberato dalla schiavitù esteriore alle norme della Legge in virtù di Cristo e del suo Vangelo, la chiesa, creatura della Parola, vede ridimensionato il proprio ruolo, non essendo depositaria o dispensatrice di salvezza, quanto piuttosto veicolo trasparente del Vangelo di salvezza. Per questa ragione si comprende, afferma Carletto, il duro rifiuto opposto alla dottrina luterana dal Concilio di Trento e dalla tradizionale teologia controversistica.