La fine del mondo

Contributo all'analisi delle apocalissi culturali


L’ultima fatica intellettuale di de Martino, pubblicata postuma nel 1977, trova finalmente una sua giusta rivalutazione con questa nuova edizione, curata da Clara Gallini. L’introduzione delinea una breve storia della sua stesura, interrotta bruscamente nel maggio del 1965, poco prima della morte dell’autore. Il volume si organizza intorno a quattro corposi capitoli che prendono in esame il tema dell’apocalisse unificando prospettive eterogenee come quella storicista di derivazione crociana, riveduta in chiave marxista, quella fenomenologico-ontologica e quella psicopatologica. Nel primo capitolo l’autore analizza in parallelo la dimensione delle patologie psichiche affette da forme di delirio di fine del mondo, e quella delle credenze e dei rituali collettivi analizzati in una prospettiva storico-etnografica. L’autore prende le mosse dal caso clinico di un giovane contadino bernese che entra in crisi quando il padre decide di sradicare una quercia antichissima, provocando nel figlio un terrore concreto di fine del mondo e di perdita dell’io: l’enorme buco delle radici della pianta mette infatti in comunicazione il mondo dei vivi col mondo dei morti che vi abitano sotto. Questo episodio clinico rimanda al rito romano collettivo indicato col nome di mundus patet: mundus era una fossa che veniva aperta ritualmente tre volte all’anno, perché i morti potessero tornare a circolare nel mondo dei vivi. I giorni di questo contatto col mondo dei morti erano considerati nefasti, ogni attività umana veniva sospesa, in una sorta di fine del mondo creata simbolicamente al fine di esorcizzarla e controllarla. Per quanto riguarda l’apocalisse cristiana, l’annuncio del regno è travagliato da due rischi opposti: l’imminenza della fine che rende inoperante il mondo, e l’attualità che chiude gli eletti in un godimento beato ma inerte. Il Cristianesimo si forma operando contro entrambi questi rischi: l’attesa del Regno non è infatti passiva, perché fin dall’inizio dell’epoca dell’apostolato l’attenzione è spostata dalla data della fine del mondo all’opera da compiere grazie allo Spirito Santo e alla testimonianza operosa. A questa apocalittica è infine contrapposta la funzione liberan-e della visione del mondo laico-marxista. L’unica ‘soluzione’ alle forme di apocalisse presenti in ogni epoca di transizione sta tuttavia secondo de Martino nell’umanesimo integrale: «alla mente abbiamo già davanti il quadro di un uma-nesimo integrale, ma in noi e intorno a noi c’è l’insidia dell’angoscia e il bisogno del porto sicuro».

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2002
Recensito da
Anno recensione 2003
Comune Torino
Pagine XXXIII + 727
Editore