Dopo aver dedicato all’argomento un’opera in cinque volumi (The bourgeois e-xperience: Victoria to Freud, 1984-1998), Peter Gay torna ad esaminare la cultura borghese del XIX secolo fornendo piste di lettura che si allontanano da una tradizione interpretativa che ha visto quel periodo e quell’ambiente come trionfo di uno stile di vita conformista, omogeneo e pacificato. Gay si propone infatti di dimostrare come lo stile di vita “vittoriano” si presenti diversificato e profondamente diviso, mai uniformemente ‘schiacciato’ sull’etichetta “perbenista”, a cominciare dall’atteggiamento nei confronti del lavoro – senza naturalmente dimenticare le altre determinanti dimensioni della vita borghese, tra cui la casa, l’eros, il gusto, l’interiorità. Per esempio, il “vangelo del lavoro”, che ha sempre previsto una rigida autodisciplina e senso del dovere, non trova più unanime supporto, tanto che iniziano a diffondersi le prime inchieste sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche. Gay dunque mette in evidenza le inquietudini, i conflitti, i dubbi della nascente classe media sia sul terreno individuale che su quello socio-politico. Senza dubbio, in un secolo attraversato da sommosse e slanci rivoluzionari, il mal du siècle, l’ansia, ha contribuito a generare la tendenza all’aggregazione della borghesia in un “partito dell’ordine” che tenta di dare risposte ai grandi cambiamenti (politici, sociali, scientifici, economici) in corso, accompagnati da intraprendenza piena di speranze mista a preoccupazione. Da un lato, infatti, per il capitalismo del XIX secolo fare regole e osservarle diviene molto di più di un sistema di semplificazione dell’esistenza; dall’altro, dopo il secolo precedente in cui la vita era perennemente esposta al pubblico, si afferma l’esigenza di ritirarsi nelle “proprie stanze” (la pratica di tenere un diario diviene esperienza comune). Analogo fermento caratterizza il rapporto tra sfera maschile e femminile, che vede da un lato una maggiore richiesta di uguaglianza e dall’altro provoca forme di arroccamento – di cui è testimone la produzione letteraria. In campo artistico e culturale l’epoca vittoriana vede la proliferazione dei gusti e i luoghi d’incontro con l’arte – soprattutto teatri e musei – fioriscono come mai prima. L’alta cultura cerca di incontrare le masse, di sottrarsi all’abbraccio esclusivo dell’aristocrazia. In conclusione Gay sottolinea l’accresciuta importanza della privacy, che era strettamente associata all’individualismo, alla diffusione del fascino esercitato dall’autoanalisi attraverso lo studio delle passioni e delle emozioni.