A cento anni dalla morte di Elia Benamozegh (1823-1900), l’opera assolutamente originale di questo rabbino livornese, filosofo e cabbalista, comincia ad essere portata alla luce e finalmente esplorata dalla ricerca. Un posto centrale è occupato dall’Essai sur l’origine des dogmes et de la morale du christianisme, con cui Benamozegh ottenne il premio dell’Alliance Israélite Universelle nel 1863. Dopo aver pubblicato la terza parte di questo testo (Morale ebraica e morale cristiana), la casa editrice Marietti ne dà ora alle stampe le prime due parti del tutto inedite – dedicate rispettivamente alle origini storiche e ai dogmi primari del Cristianesimo. In tal modo, risulta oggi possibile abbracciare – in tutta la sua ampiezza – l’approccio di Benamozegh al Cristianesimo, «un ramo del grande albero d’Israele innestato sul tronco dei Gentili». Lo studio sulla morale aveva messo in luce le continuità e le discontinuità tra l’ebraismo «farisaico» e l’etica cristiana: questa sarebbe degenerata nel momento in cui tagliava il filo che l’univa all’Ebraismo, inserendo l’abolizione della Legge e l’opposizione della fede alle opere. La ricerca dedicata alla dogmatica esplora, invece, le continuità e le discontinuità tra l’ebraismo esoterico («esseno-cabbalistico») e la dottrina della Chiesa: anch’essa sarebbe degenerata nel processo di distacco dalla teologia ebraica, ovvero nella progressiva personificazione degli attributi divini e nel fatale triteismo. Devono essere sottolineate sia la vena apologetica, sia la tensione profetica nello studio del rabbino: in ogni caso, le fonti cristiane vengono lette in una luce sorprendente per l’epoca. L’ipotesi storica che sottende tutta l’opera è che Gesù e i suoi primi seguaci avrebbero divulgato le dottrine della tradizione orale e segreta dell’Ebraismo: i dogmi principali (riguardanti il Verbo, l’Incarnazione, la Trinità) sarebbero già presenti nell’orizzonte teologico dell’Ebraismo contemporaneo (e non sarebbero affatto, dunque, di origine esterna, greco-filosofica). Su questa base, vengono scandagliati con attenzione, e ricondotti all’origine ebraica, tutte le forme e i contenuti dell’esoterismo che emergono nei Vangeli o nei primi autori cristiani. Ma a quale contesto ebraico specifico sarebbero da avvicinare quelle idee? Benamozegh menziona – e spesso mescola insieme – le dottrine esoteriche del Talmud e degli Esseni, Filone, le correnti gnostiche, e soprattutto la Qabbalah. Il lettore attuale avverte, allora, un alternarsi di intuizioni geniali (come quelle relative agli Esseni, di cui Benamozegh ricostruisce la fisionomia ben prima delle scoperte novecentesche) e di supposizioni che oggi appaiono assai problematiche.