Per salvare i viventi

Le origini settecentesche del cimitero extraurbano


Dalla metà del XVIII secolo si affermò una nuova paura dei morti legata anche alla salvaguardia della salute, che divenne elemento centrale dei Lumi quando in Europa iniziarono a diffondersi le preoccupazioni per le sepolture all’interno delle chiese o nelle adiacenze di luoghi abitati. Soprattutto dalla Francia proveniva un’ampia pubblicistica sulla nocività di tale costume e, con il diffondersi della “medicina ambientale”, l’allontanamento dei cimiteri dalle città divenne un punto centrale del sistema sanitario. La decisione di costruire un cimitero extraurbano a Modena con un editto di Francesco III (nel 1771) costituì un’anteprima che venne quindi a inserirsi in un terreno culturale favorevole. La realizzazione del cimitero rientrava poi nell’ambito del nascente intervento diretto dello Stato in settori fino ad allora affidati all’arbitrio dei privati. L’opposizione, anche da parte di intellettuali illuminati, era dovuta al fatto che la sepoltura in cimitero veniva a sconvolgere pratiche secolari profondamente radicate nella sensibilità popolare e cariche di significati simbolici. La decisione presa dal duca di Modena venne accompagnata dalla pubblicazione di un saggio di Scipione Piattoli (Saggio intorno al luogo del seppellire) in difesa dei cimiteri esterni che conteneva gli elementi fondamentali della cultura illuministica: volontà di trasformazione della realtà tramite accordo tra filosofia e azione politico-amministrativa, fiducia nella lotta contro l’ignoranza, identificazione tra salute pubblica e felicità, ruolo del filosofo che sa adattare il giusto ai limiti posti dalla realtà storica. Le resistenze locali al progetto di Francesco III – che si manifestarono per le analoghe decisioni anche nel regno asburgico – dimostrano l’iniziale fallimento del progetto di razionalizzare ciò che era invece al centro del rapporto tra vivi e morti, regolato dalla potenza di simboli e dalla dimensione del sacro. Occorrerà la ventata rivoluzionaria perché i simboli di una società divisa in classi perdano la loro importanza. Il saggio di Piattoli ebbe notevole diffusione: se ne discusse l’inclusione nell’attività politico-scientifica dell’Accademia francese e nell’azione riformatrice intrapresa da Luigi XVI, che nel 1776 portò alla definizione moderna del cimitero con la conseguente laicizzazione del trattamento dei morti. Anche il cimitero di Modena, voluto da Francesco III, doveva perdere la funzione di luogo di culto per diventare semplice luogo di deposito. Il piano del Duca portava alle estreme conseguenze una revisione dei legami tradizionali della società, poiché ne cancellava i simboli e diventava lo specchio fedele di una società gerarchicamente organizzata.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2002
Recensito da
Anno recensione 2003
Comune Bologna
Pagine 360
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