Il libro prende in esame, dal punto di vista sociologico, il mercato della casa nella Francia degli ultimi decenni. Nel corso della propria analisi, l’Autore mette in risalto come l’economia risponda politicamente a domande politiche, ma cerchi di nascondere questa sua natura di “scienza di Stato” dietro ostentate costruzioni formali, di preferenza matematiche; peraltro, a suo giudizio, tutto ciò che essa «pone come un dato, ossia l’insieme delle disposizioni dell’agente economico che fondano l’illusione dell’universalità astorica delle categorie e dei concetti utilizzati da tale scienza, è in realtà il prodotto paradossale di una lunga storia collettiva, incessantemente riprodotto nelle storie individuali» (p. 21). La presenza nella società di agenti carichi di presupposti ereditati dal radicamento in un contesto particolare, rivela che molte disposizioni economiche fondamentali – i bisogni, le preferenze, le inclinazioni – non sono riconducibili a una natura umana universale: l’individuo risulta tutt’altro che perfettamente conscio del proprio interesse e ha oggettive difficoltà a compiere la scelta “razionale” che meglio vi corrisponde. C’è poi, per Bourdieu, un altro fattore che impedisce ai postulati astratti della teoria economica ortodossa di render conto della realtà: il mercato degli alloggi è sostenuto e controllato – direttamente o indirettamente – dai poteri pubblici, che ne fissano le regole di funzionamento attraverso una regolamentazione specifica che si aggiunge all’infrastruttura giuridica (diritto di proprietà, diritto commerciale, diritto del lavoro, diritto dei contratti) e alla regolamentazione generale (blocco o controllo dei prezzi, inquadramento del credito ecc.). Il pericolo è che alcune scelte di politica economica inneschino processi d’immiserimento di una o più categorie sociali, come dimostrano, secondo l’Autore, le odierne condizioni del ceto medio francese, che appare sempre più soggetto a «minacce alla libertà, alle speranze, ai desideri, che riempiono l’esistenza di preoccupazioni, delusioni, restrizioni, fallimenti, e anche, quasi inevitabilmente di malinconia e risentimento» (p. 207). Preda di aspirazioni manipolate dalla pubblicità e «incatenato dal credito bancario a una casa diventata spesso invendibile», il piccolo borghese – osserva Bourdieu – rischia costantemente di trovarsi «nell’incapacità di far fronte a quei carichi e a quegli impegni, soprattutto in fatto di stile di vita, che erano tacitamente inscritti in una scelta iniziale spesso oscura a lui stesso» (p. 208).