La storia della teologia politica, come rileva l'autore, si rivela complessa e discontinua. Complessa perché essa è soltanto una delle molteplici denominazioni accanto alla quale bisogna considerare formule come "teologia civile", "religione civile", "religione politica"; discontinua perché un discorso diretto su questo tema emerge soltanto per brevi periodi storici. La ricostruzione del percorso seguito dalla teologia politica deve iniziare da Paolo di Tarso, dove la redenzione cristiana funge da alternativa teologica globale al dominio religioso dell'Impero romano. Con Paolo la teologia politica è pensabile a partire da un triangolo formato da Dio, Chiesa, mondo. Questi tre vertici possono dare vita a tre differenti rapporti, che definiscono tre diverse possibilità della teologia politica: un Impero senza Chiesa (l'Impero romano d'Oriente), una Chiesa senza Impero (l'Impero d'Occidente nei primi secoli dell'era cristiana), una Chiesa con un Impero (il Sacro Romano Impero). La storia della teologia politica dopo l'epoca della trascendenza (Eusebio di Cesarea, Agostino) è caratterizzata da quella della secolarizzazione al cui vertice vi sono Hobbes e Spinoza. La loro elaborazione teorica fonda la teologia politica moderna sull'assenza, perché l'ordine divino è presente solo come mancanza assoluta. Mentre nel Settecento la trascendenza venne respinta fuori dall'esperienza terrena, il mondo pratico si separò in due ambiti distinti: l'esterno, dominato dalla legge e privo di virtù; e l'interno, abitato dalla coscienza e dotato da virtù, ma sprovvisto di cogenza. Tale percorso raggiunse la sua realizzazione nella filosofia di Kant, nella quale il mondo viene completamente secolarizzato a natura meccanica, mentre alla morale è riservato un infinito interiore accessibile solo nel mondo della coscienza. Il percorso di secolarizzazione ha raggiunto lo stadio della maturità nel XX secolo, soprattutto con Carl Schmitt, che ha formulato la tesi per cui la teologia si conserva positivamente nella politica e ha sottolineato come la modernità sia caratterizzata non dalla trasformazione del sacro nel profano, ma dalla sua eliminazione. Tutte le proposte del Novecento sono una riarticolazione delle tesi di Schmitt e possono essere classificate, sostiene Scattola, usando come criterio il teorema della secolarizzazione e come unità di misura il rapporto tra tempo storico e teologia. Da un lato si può accettare o rifiutare, continua l'autore, l'idea che tra teologia e politica ci sia stato un passaggio, dall'altro si può attribuire la priorità all'una o all'altra. Nella seconda metà del XX secolo si è sviluppata la "nuova teologia politica" – che vede tra i protagonisti Metz, Böckenförde e Moltmann – il cui tratto più caratteristico consiste nella compresenza di escatologia e libertà, "teologia dell'emancipazione" e costituzione escatologica dell'esistenza cristiana.