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Il Novecento è il secolo nel quale le scienze della memoria sono nate e si sono affermate conquistando spazi accademici e ottenendo riconoscimenti da ambiti disciplinari differenti: la filosofia, la biologia, la psicologia, le neuroscienze, la pedagogia, la storia, la sociologia, l’antropologia, le scienze politiche e la storia dell’arte. L’interesse nei confronti del ricordare si è sviluppato seguendo una determinata traiettoria: dal ricordo come meccanismo fisiologico da studiare attraverso sperimentazioni in laboratorio al ricordo come espressione della soggettività e dei suoi eventuali disturbi; dal ricordo soggettivo inteso come processo di elaborazione socialmente e culturalmente costruito alla dimensione collettiva del ricordare nello spazio pubblico […]
Nello stesso periodo in cui la memoria otteneva un riconoscimento come categoria-ponte tra diversi ambiti del sapere scientifico, il passato ha inoltre mostrato tutta la sua capacità seduttiva e palesato il suo potere simbolico, diventando oggetto di investimenti materiali e immateriali a uso di politiche differenti: nazionaliste, colonialiste, totalitarie e postcoloniali. In sintesi, mentre le scienze della memoria si andavano consolidando, la memoria agiva e veniva agita nelle diverse quotidianità storicamente e culturalmente circoscritte, facendo e disfacendo piccole e grandi comunità, creando forme di appartenenza transnazionali, ma giustificando anche politiche e pratiche discriminatorie ed eliminazioniste. Ed è così che l’uso pubblico del passato è diventato argomento di confronto e discussione tra discipline diverse – soprattutto quelle che si occupano delle relazioni tra gli individui e i gruppi sociali.
In questo determinato lasso temporale, il discorso occidentale, scientifico e non, è stato connotato dalle polemiche sulle poetiche, le politiche e le pratiche memoriali. Oltra la dicotomia tra la memoria e la dimenticanza, quella tra memoria autobiografica e collettiva, infine quella tra memoria e storia, che possiamo considerare come opposizioni genitrici di ogni riflessione sul passato, sono state definite nuove altre dicotomie, utili alla descrizione analitica di un fenomeno complesso quale è quello del ricordare. Tra queste il binomio oppositivo memoria culturale versus memoria comunicativa, memoria pubblica versus memoria privata, memoria ufficiale versus vernacolare, memorie esterne versus memorie interne, memorie giuste versus memorie ingiuste, memorie metaforiche versus memorie letterali.
(da C. Di Pasquale, Antropologia della memoria. Il ricordo come fatto culturale, Bologna, Il Mulino, 2018, pp. 197-198)*
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)