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L’Italia è un paese caratterizzato da quella che si può definire una “amnesia coloniale”, risultato del dibattito internazionale sul destino delle colonie italiane in Africa, che erano state occupate dalle forze alleate durante la seconda guerra mondiale. Dopo la guerra, i politici e gli studiosi italiani basarono la loro richiesta di restituzione delle colonie sull’idea che il colonialismo italiano fosse stato un colonialismo “buono”, che aveva portato civiltà e progresso in Africa, creando il mito degli “italiani brava gente”. Questo mito è rimasto radicato nella coscienza nazionale negli anni successivi, nonostante il lavoro degli storici che hanno mostrato la violenza che ha caratterizzato la presenza coloniale italiana, compreso l’uso di armi chimiche contro i civili o la costruzione di campi di concentramento nelle colonie. A causa di questa “amnesia coloniale”, monumenti e statue costellano ancora – troppo spesso inosservati e indiscussi – il paesaggio della memoria delle città italiane, celebrando un passato coloniale che fa parte della storia d’Italia, ma non della sua memoria. Questo intervento si propone di collegare il lavoro degli attivisti della società civile che hanno iniziato a mappare le tracce del passato coloniale italiano con un inquadramento storico e storiografico al fine di delineare una panoramica della complessa relazione tra monumenti, statue e memoria del colonialismo in Italia.