La comprensione dell’esperienza religiosa non può essere confinata esclusivamente alla dimensione della fede individuale perché essa vive anche in una dimensione sociale che, tradizionalmente, trova la sua realizzazione più propria nella vita urbana, ovvero in quel luogo proficuo di incontri pubblici e privati rappresentato dalla città. È infatti nelle città che i profeti e i predicatori hanno portato i loro messaggi, che i fedeli hanno animato pratiche e rituali religiosi, che le espressioni pubbliche dell’esperienza religiosa si sono concretizzate in chiese e istituzioni. Ed è nelle città che per secoli le religioni hanno spesso sperimentato forme di convivenza. Ma non tutte le città hanno svolto lo stesso ruolo nella storia delle religioni. Solo alcune, infatti, hanno goduto di uno status particolare che le ha condotte a diventare città sante. L’origine di una città santa può essere dovuta a diversi fattori. Innanzitutto, fin dai tempi remoti, nei luoghi ritenuti sacri – boschi e radure, grotte e montagne, fonti e corsi d’acqua, ecc. – gli uomini hanno costruito altari e templi che a volte si sono progressivamente trasformati in vere e proprie città riservate al culto e alle celebrazioni religiose, diventando così città sante in quanto luoghi fondativi di una religione. In questo caso è la sacralità del luogo che è stata capace di attrarre le persone, e con esse la necessità di classi sacerdotali, commerci e istituzioni di governo in grado di trasformare un luogo di culto in una vera e propria città, la cui sacralità non viene riconosciuta solo dagli appartenenti a quella specifica religione ma, più in generale, anche da molte altre comunità. È questo probabilmente il caso del santuario di Delfi, il cui prestigio fu riconosciuto in tutto il mondo ellenico, e del santuario della Ka’ba a La Mecca, divenuta in seguito la città santa dell’Islam. In altri casi è l’importanza della città stessa, ricca di genti e di traffici, che esercita il suo potere di attrazione richiamando a sé predicatori e movimenti religiosi fino a esserne “conquistata”, in modo da determinare un proprio ruolo privilegiato nel nuovo ordine religioso e istituzionale, come nel caso di Gerusalemme, Roma e Costantinopoli. Ma, indipendentemente dalle modalità della loro genesi, le città sante si presentano spesso come la rappresentazione simbolica della propria religione nella sua interezza, come se davvero religione e città coincidessero tout court, in un intreccio inestricabile di teologia, culti, rituali, tradizioni e vita urbana in cui si materializza la storia e l’identità di un popolo.
Riepilogo
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