Tutti gli uomini per natura tendono al sapere. Con queste parole si apre uno dei testi fondamentali della cultura filosofica, la Metafisica di Aristotele, che inscrive nella dimensione più intima della natura umana il desiderio di conoscere, facendone una chiave centrale per il nesso tra antropologia ed epistemologia. Il desiderio di conoscere, però, può esplicarsi attraverso vari metodi – dalla contemplazione all’esperimento, dall’induzione alla deduzione – ognuno dei quali apre una strada verso la verità senza tuttavia garantire il suo raggiungimento. Inoltre tale desiderio può applicarsi sia al mondo «esterno» – terrestre e celeste – sia al mondo «interiore», attraverso cui cercare di comprendere la specificità dell’umano. Le distinzioni potrebbero continuare, soprattutto se considerassimo con attenzione il processo di specializzazione che ha riguardato tutte le forme di sapere a partire dalla fine del XIX secolo. Rimane tuttavia un problema di fondo: come distinguere un discorso scientifico da un discorso che invece non ha tale statuto? Non si tratta di un problema sorto recentemente. Già in epoca classica, con l’avvento della cultura filosofica greca, si pone il problema di distinguere la «conoscenza» dall’«opinione», così da rendere possibile la critica dei saperi non fondati e delle loro strumentalizzazioni sul piano socio-politico. Questa distinzione continua a valere anche in età moderna ma cambia il metodo scientifico, all’interno di una più ampia rielaborazione metafisica dei rapporti tra mondo terrestre e mondo celeste, non più considerato superiore rispetto alla dimensione umana. Inoltre, anche se già in età classica i saperi scientifici avevano svolto la funzione di promozione delle tecniche, è soprattutto con l’età moderna che la tecnologia assume un ruolo sempre più importante nell’organizzazione sociale, fino a diventare centrale nel Novecento. In questo modo, oltre a essere forme di conoscenza, i saperi scientifici diventano sempre più modalità di «costruzione» del mondo attraverso cui l’essere umano riesce a determinare i processi naturali, sia fisici che biologici. Questa crescente penetrazione dell’innovazione tecnica è però apparsa, da un secolo a questa parte, come un processo ambiguo, in cui è arduo scindere le opportunità dai rischi: da una parte abbiamo la fiducia nel progresso e l’entusiasmo per l’innovazione; dall’altra parte abbiamo un ritratto a tinte fosche del dominio della tecnica, inteso come sottomissione a un meccanismo disumano, che produce una domanda radicale sui limiti della scienza e della tecnica.
La finalità principale del ciclo di lezioni del Centro Culturale dedicato alla scienza consiste nell’esaminare lo statuto dei saperi scientifici nella cultura occidentale, prendendone in considerazione, in un’ottica di lungo periodo, la dimensione epistemologica e il rapporto con la società e la comunità politica. Il percorso muove dalla ricostruzione delle principali fasi storiche dell’evoluzione del pensiero filosofico e scientifico per giungere ad approfondire le numerose tensioni che contraddistinguono le concezioni contemporanee di scienza. Nonostante i successi della ricerca e la continua espansione dei suoi orizzonti – che includono sempre di più gli ambiti della vita, fino a incidere sulle facoltà fisiche, cognitive e comunicative dell’essere umano, che vengono così sempre più «ottimizzate» attraverso meccanismi di ingegneria biologica, di medicina performativa e di «genetizzazione» – il sapere scientifico non ha risolto alcune delle principali contraddizioni relative al suo ruolo sociale, tanto da rendere necessaria una riflessione ad ampio raggio sul rapporto fra saperi umanistici e scienze della natura, in particolare problematizzando il ruolo attribuito, all’interno dei dibattiti pubblici nelle società democratiche, alle scienze sociali e ai saperi tecnico-scientifici. Tutto ciò, del resto, è parte di una più ampia questione legata alle politiche della ricerca e ai finanziamenti di cui essa ha crescente bisogno. Quali sono infatti i criteri con i quali vengono finanziate le ricerche? Si tratta di scelte dettate dallo stato attuale delle conoscenze oppure di scelte dettate da interessi finanziari privati, non trasparenti? Qual è la libertà del ricercatore in un contesto «produttivo» che vede la ricerca scientifica e tecnologica progredire solo in grandi organizzazioni transnazionali in cui il lavoro del singolo ricercatore è rigidamente parcellizzato? Se vuol mantenere la propria distinzione dall’«opinione» e dall’«ideologia», il sapere scientifico non può non fare i conti con queste, e altre, domande.
Riepilogo
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Informazioni e contatti | La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il ciclo di lezioni gode dell'accredito ministeriale per la formazione del personale della scuola (DM 18 luglio 2005). Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena, tel. 059.421240, fax 059.421260. cc@fondazionesancarlo.it www.fondazionesancarlo.it// |