Il nostro tempo è dominato dal cambiamento. Un cambiamento spesso impetuoso che dipende non solo da variabili contingenti (come è accaduto, ad esempio, per la pandemia), ma anche e soprattutto da fattori strutturali. Tra questi ultimi, un posto di rilievo deve essere riconosciuto all’impiego dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie digitali in tutti gli ambiti in cui si sviluppa l’esistenza umana: dal lavoro alla mobilità, dalla cultura alle comunicazioni, dall’ambiente agli spazi urbani, dalla pubblica amministrazione all’economia. Si dischiudono così, di fronte a noi, grandi opportunità di sviluppo in grado di affrontare i nodi della tutela ambientale, della giustizia sociale, delle diseguaglianze e della qualità della vita in una dimensione globale. Tuttavia, la percezione comune è quella di trovarsi in un’epoca di crisi e di instabilità, a causa sia delle implicazioni sociali dei cambiamenti economici e tecnologici, sia delle profonde trasformazioni geopolitiche che stanno disegnando nuovi scenari regionali e globali, all’interno dei quali i Paesi europei rischiano di non intercettare le linee di tendenza. La sfida che ci attende consiste perciò nel far convivere innovazione tecnologica e giustizia sociale, competitività internazionale e sostenibilità ambientale: solo uno sforzo di comprensione delle origini, dell’evoluzione e delle conseguenze determinate dai processi in atto – molti dei quali ambivalenti, come del resto lo sono tutti i processi umani – potrà aiutarci a interpretare in profondità il presente e insieme a immaginare scenari più inclusivi e sostenibili per l’avvenire.
Riepilogo
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