Il seminario La questione delle immagini nelle religioni del Libro, che lo scorso anno ha affrontato l’aniconismo ebraico e islamico, prosegue e si conclude quest’anno prendendo in esame le tradizioni cristiane. Nella storia dell’Occidente, dove l’esperienza e le forme dell’arte figurativa si sono ripetutamente incontrate e respinte anche attraverso la costante mediazione della Scrittura, ha preso forma una varietà di orientamenti che esprime bene l’assenza di una fissa e immobile posizione cristiana. Il seminario intende indagare questo processo analizzando la tensione tra Parola e immagine nella storia della Chiesa e il variare del nesso tra l’autonomia dell’espressione artistica e la volontà di disciplinamento ecclesiastico.
Rifiutate nei primi tre secoli del cristianesimo – anche per segnare una differenza rispetto alle pratiche della religione pagana – le immagini hanno tuttavia accompagnato il culto legato alle reliquie dei santi e successivamente sono entrate a far parte integrante della liturgia. E mentre in Occidente ha preso forma una legittimazione didattica delle raffigurazioni (“la pittura – secondo Gregorio Magno – insegna agli illetterati ciò che la Scrittura insegna ai letterati”), in Oriente si è completato tra il VI e l’VIII secolo il processo che ha trasformato l’immagine di culto in vera e propria icona con funzioni teologiche, liturgiche e sacramentali.
Una profonda trasformazione del sistema iconografico avviene per la chiesa nel XVI secolo, soprattutto nel Nord Europa: le immagini – fino ad allora ritenute importanti per la pietà e per il culto – diventano principalmente oggetto di contemplazione estetica e si guardano come opere d’arte. Talora ignorate dai cristiani che aderiscono alla Riforma, esse rientrano invece nel progetto di disciplinamento messo in atto dall’apparato istituzionale cattolico per applicare il concilio di Trento: il controllo romano sull’arte si salda così – in piena età controriformistica – con l’esclusiva destinazione delle immagini all’incremento della pratica pia.
In età contemporanea, l’attenzione si rivolge sempre meno alle cappelle delle chiese e sempre più agli spazi domestici e privati; allo stesso modo tendono a privatizzarsi le immagini devote che si diffondono ampiamente nel corso dell’Ottocento, anche se proprio il carattere fortemente figurativo dell’iconografia sacra finirà per costituire un ostacolo nel dialogo con l’arte contemporanea.
Riepilogo
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