Dopo l’intenso dibattito che ha coinvolto gli studiosi di antropologia e di storia delle religioni tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, la riflessione sulla natura del sacro ha conosciuto un rinnovato interesse a partire dalla fine del Novecento, in concomitanza con il ritorno delle religioni sulla scena pubblica e il conseguente ripensamento critico del significato dei processi di secolarizzazione e laicizzazione in corso dal XVII secolo. Affrontato secondo la prospettiva di diverse discipline – dall’antropologia alla filosofia, dalla storia delle religioni alla teologia – il sacro, pur resistendo a una sua definizione univoca, si caratterizza per il suo carattere ineludibile di esperienza dell’alterità, irriducibile a ogni tentativo di secolarizzazione.
Già con lo studio seminale di Rudolf Otto il sacro veniva identificato con il totalmente Altro, il numinoso, ciò che costituisce il nucleo profondo e il senso più proprio di un’esperienza umana – spirituale, ma non necessariamente irrazionale – solitamente ricondotta nell’ambito delle esperienze religiose, anche se non completamente riducibile a esse. Tale forma specifica di esperienza umana dell’alterità si è concretizzata nella molteplicità diacronica e sincronica delle sue manifestazioni nell’ambito delle diverse tradizioni religiose. Ed è proprio tale forma dell’esperienza che ancora oggi interroga coloro che ne tentano un’analisi, divisi tra chi la considera come il sintomo di un bisogno solamente umano e chi vi riconosce il segno di una realtà superiore che ne oltrepassa i limiti.
Una riflessione sul sacro che ambisca a produrne una ricognizione fenomenologica non può dunque che prendere le mosse da una ricostruzione dei momenti storici maggiormente significativi. È quanto abbiamo cercato di evidenziare nella prima parte del ciclo di conferenze che il Centro Studi Religiosi ha dedicato al tema del sacro tra ottobre 2018 e gennaio 2019. È stato così possibile riflettere sulla concezione dell’uomo che emerge nell’ermetismo antico; sul rapporto tra teatro, pratiche religiose e inni rituali nella Grecia classica; sulla rappresentazione delle origini nei miti e nei riti di fondazione di Roma; sul potere attribuito alle reliquie nel Medioevo; sul rapporto tra alchimia e magia nel Rinascimento; e sugli esiti della secolarizzazione in età moderna e contemporanea.
Con la seconda parte del ciclo, il Centro Studi Religiosi si propone di sviluppare ulteriormente questo plurale percorso di ricerca. Da un lato, cercando di comprendere in che modo la relazione con il sacro viene vissuta in due diversi contesti orientali, quello del sacrificio rituale nella tradizione Hindu e quello della relazione tra spazio sacro e spazio profano nella tradizione Shinto giapponese. Dall’altro lato, concentrandosi su alcuni aspetti – storici, antropologici, filosofici e teologici – che hanno determinato, nel passato come nel presente, il modo in cui l’Occidente si confronta con l’esperienza del sacro, dove l’ambivalenza dell’interpretazione della sua natura si ripropone in modo significativo.
Ciò è particolarmente evidente in almeno due casi esemplari: la storia della concezione delle immagini sacre e la sacralizzazione di oggetti di uso comune nel mondo contemporaneo. Durante il conflitto iconoclasta che culmina nei concili di Hieria e Nicea si confrontano due diverse concezioni dell’immagine: quella dell’immagine come ausilio alla memoria e all’educazione, ma che in se stessa non è portatrice di sacralità (la concezione prevarrà a Nicea e determinerà il rapporto con le immagini del cristianesimo occidentale) e quella della sacralità dell’immagine in quanto espressione diretta della divinità in essa presente e non solo rappresentata (il cui esempio maggiore è l’icona nel cristianesimo orientale), concezione che è alla base del rifiuto delle immagini nelle culture aniconiche e iconoclaste. Nel mondo contemporaneo, invece, ha raggiunto una dimensione significativa un fenomeno particolare: l’eccedenza del sacro rispetto al religioso, con forme recenti di privatizzazione dell’esperienza religiosa a sua volta attraversata da retaggi della tradizione popolare, ha prodotto forme di sacralizzazione del quotidiano rivolte a pratiche e oggetti appartenenti alla biografia personale degli individui o addirittura al panorama del consumismo contemporaneo.
In questi come in numerosi altri casi, la presenza del sacro si dimostra ineludibile e pervasiva, anche oltre i limiti dell’esperienza religiosa. Ricostruirne le molteplici forme di manifestazione può dunque rivelarsi una via efficace per comprenderne la natura. E la così ampia disponibilità del mondo contemporaneo a rinvenire la presenza del sacro anche in contesti che ne sembrerebbero particolarmente alieni non è che l’occasione per una rinnovata riflessione sulla fenomenologia stessa del sacro e sulla sua capacità di produzione di senso per la contemporaneità.
Le conferenze del ciclo Il sacro saranno trasmesse in diretta web sul sito www.fondazionesancarlo.it.
Riepilogo
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Informazioni e contatti | La partecipazione è libera e a richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il ciclo di lezioni è organizzato dalla Fondazione Collegio San Carlo di Modena, ente accreditato presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ai sensi di quanto previsto dalla Direttiva di accreditamento degli enti di formazione del personale della scuola n. 170/2016. Le lezioni si tengono presso la sede della Fondazione, in via San Carlo 5, Modena. 059.421237, csr@fondazionesancarlo.it www.fondazionesancarlo.it |