Il conflitto e l’ostilità sono elementi centrali per una corretta comprensione della dimensione politica, ma certamente non sono gli unici possibili e disponibili, perché la semplice esistenza di una società richiede almeno un grado minimo di coesione e di concordia e soprattutto perché lo scopo precipuo della politica è proprio quello di comporre i conflitti in forma non violenta e duratura. In questo senso, l’amicizia non è tanto un concetto politico che indica la fase dell’accordo – laddove l’inimicizia indica la fase del disaccordo – o che rimanda a un modello antropologico ‘ottimista’ – laddove l’inimicizia rimanda a un’antropologia ‘negativa’. L’amicizia è invece un modello relazionale non semplicemente privatistico; è cioè un vincolo di prossimità e di reciprocità che può avere una diretta efficacia politica, soprattutto nella costruzione delle identità collettive e delle appartenenze su base non comunitaria. Essa rimanda a un’altra concezione della politica, affine all’agire disinteressato e alla dimensione comunicativa, esente dalla necessità acquisitiva e dalla funzionalità istituzionale. Dell’amicizia politica esistono diverse declinazioni teoriche e numerose figure ‘mondane’: dalla fraternità alla solidarietà, dal socio al compagno. Esse sembrano essere accomunate dalla dimensione della diretta reciprocità e dell’affinità elettiva, dato che l’amicizia non è prodotto di un dato naturale, ma deliberazione ‘affettiva’ intorno a una forma di vita, cioè scelta in favore di una solidale condivisione tra eguali che dà origine a rapporti collaborativi.
Nella storia della cultura occidentale numerose sono state le trasformazioni dell’idea di amicizia che hanno avuto diretta rilevanza sulle pratiche della vita sociale e politica. Due sono i modelli classici: la philia greca, che identifica l’amicizia politica con la virtù, intesa come concordia civica e come condivisione di un comune ambito di “vita buona” in un mondo di cittadini educati eroicamente; e l’agape cristiana, che assume come proprio fondamento etico e teologico l’amore e la carità, in un mondo di creature universalmente eguali. Nel pensiero politico moderno l’interpretazione dell’amicizia come utile – e non come virtù – procede attraverso la separazione tra sfera pubblica e sfera privata. Infatti, proprio la trasformazione dell’esercizio del potere in una questione burocratico-professionale di Stato, che esclude l’idea di reciprocità, determina la perdita del carattere politico dell’amicizia, che tende così a confinarsi all’interno del nuovo individualismo atomistico e acquisitivo, caratterizzato da un’interpretazione confidenziale – quasi sentimentale o consolatoria – delle biografie personali e dell’intersoggettività.
Gli effetti di questa cesura tra vita politica e amicizia sono oggi percepibili nella problematica costituzione della dimensione comunicativa e dell’agire politico all’interno di un modello giuridico universalista e procedurale. La crisi della partecipazione politica e del legame sociale si manifesta proprio nella marginalità della sfera ‘elettiva’ privata rispetto alla potenza della sfera ‘fattuale’ – quella della burocrazia, del lavoro e della produzione. Malgrado ciò, risulta evidente che l’idea di amicizia non ha completamente perso la propria intrinseca capacità di critica della “politica di potenza”, dell’astratta efficienza amministrativa e della dinamica tecnico-strumentale. Attraverso il recupero di una concreta dimensione dialogica, l’amicizia permette infatti la costruzione di una serie di relazioni sociali ‘allargate’, rese disponibili dalla possibilità, dalla libertà e dalla gratuità del dono. Non a caso, l’amicizia può rappresentare oggi, nostalgicamente, l’immagine aporetica della comunità resa impossibile dalla moderna differenziazione socio-produttiva. Essa può però costituire anche il punto di partenza per una ridefinizione sostanziale dei vincoli politici, non più esclusivamente fondati su base formale e utilitaristica, in grado di difendere il ruolo della politica intesa come dimensione dell’Altro.
Riepilogo
Anno accademico | |
---|---|
Tema |
|
Periodo | |
Informazioni e contatti | La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il ciclo di lezioni è inserito tra le iniziative di aggiornamento insegnanti per l’Anno Scolastico 2001/2002. Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena, tel. 059/421210, fax 059/421260, cc@fondazionesancarlo.it |