Se escludiamo le recenti discussioni sull’architettura politica ed economica dell’Unione Europea di fronte alla crisi, a livello istituzionale una riflessione sull’identità europea è avvenuta alcuni anni fa in occasione della stesura del progetto per la Costituzione Europea, caratterizzato anche dalle aspre discussioni sulla necessità di includere nel preambolo la menzione delle radici culturali e religiose dell’Europa. Oltre al mancato accordo, però, quella discussione ha mostrato una più importante debolezza teorica: la concezione secondo cui l’identità europea si trova in una o più radici, cioè in un’origine data o presupposta. Questa impostazione comporta infatti la rinuncia a riconoscere ciò che invece è sempre stata una caratteristica costitutiva e distintiva dell’Europa: il suo essere sempre «in divenire», tra Oriente e Occidente, tra terra e mare, tra natura e storia, tra immanenza e trascendenza. Questo continuo movimento – questo susseguirsi di rivoluzioni scientifiche, politiche, culturali, religiose – ha determinato il fatto che l’Europa potesse pensarsi in ragione di ciò che aspirava a essere, e non di ciò che era stata. Per questo motivo, definire ciò che l’Europa è stata significa sclerotizzarne l’identità, precludendone le possibilità di cambiamento; definire ciò che l’Europa aspira a essere significa invece dotarsi di un orizzonte, di un futuro, di una prospettiva. Una prospettiva, occorre aggiungere, che non intende in alcun modo evitare di comprendere come, nel corso storico, l’Europa contemporanea sia venuta formandosi, attraverso quali processi culturali siano venute delineandosi le istituzioni giuridiche, politiche, economiche e religiose che oggi costituiscono l’ossatura stessa dell’Europa. Indubbiamente si è trattato di un processo nel quale le tradizioni religiose hanno svolto, e continuano a svolgere, un ruolo di primo piano. Non è infatti possibile sottovalutare l’origine anche religiosa delle istituzioni politiche e giuridiche europee, così come il ruolo svolto dal cristianesimo nel costituire, sebbene non sempre senza conflitti, un comune contesto culturale che ha anticipato e permesso i recenti sviluppi di unificazione politica. Guardando all’Europa contemporanea, ci si rende immediatamente conto di come il panorama sia mutato. Se, infatti, uno degli elementi caratteristici della formazione degli Stati nazionali moderni era la loro sostanziale omogeneità linguistica, culturale e religiosa, non si può certo dire lo stesso degli Stati contemporanei e dell’Unione Europea nel suo complesso. La globalizzazione ha infatti profondamente modificato il tessuto sociale e culturale europeo, oggi multiculturale e multireligioso.
Con il tredicesimo seminario di cultura europea «Le frontiere dell’Europa» – articolato in cinque appuntamenti che intendono offrire un contributo di riflessione anche al progetto Il ratto d’Europa promosso da Emilia Romagna Teatro Fondazione – il Centro Studi Religiosi si propone di riflettere, in una traiettoria di lungo periodo, sulla costituzione culturale dell’idea di Europa, rinvenendone alcune tra le principali tracce storiche, religiose e iconografiche. L’intento è quello di superare l’attuale consuetudine di un’analisi strettamente economica o tecnico-politica, per tentare di recuperare le dimensioni più propriamente culturali dell’idea di Europa e per giungere ad analizzare il contributo attuale delle diverse tradizioni religiose alla composizione delle differenze storico-culturali. Occorre infatti considerare che un’idea comune di Europa non è formazione recente, ma risale anzi alla cultura greca classica; per esempio già all’identificazione del continente con immagini di fanciulle o di animali che hanno successivamente trovato rinnovata espressione iconografica proprio in età moderna, quando venivano contemporaneamente definendosi le istituzioni giuridiche, politiche e religiose che avrebbero rappresentato per secoli una singolarità eminentemente europea. Oggi, invece, questa stessa idea deve essere radicalmente ripensata proprio a causa dei cambiamenti strutturali determinati dalla globalizzazione. Sul terreno religioso, per esempio, la convivenza di persone e comunità di origini e tradizioni differenti rappresenta un incentivo allo sviluppo dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, poiché le «lotte per il riconoscimento» identitario rischiano di mettere ulteriormente in crisi lo Stato di diritto, visto che ai diritti individuali talvolta sostituiscono tout court i diritti collettivi e comunitari, nei quali il centro di riferimento è il gruppo di appartenenza, non il cittadino. Se l’identità dell’Europa è intimamente caratterizzata dal suo incessante divenire, oggi l’Europa è alle prese con una nuova sfida relativa alla sua identità, quella di far convivere identità collettive e diritti individuali attraverso il dialogo ecumenico e interreligioso.
Riepilogo
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Informazioni e contatti | La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena, tel. 059.421237, fax 059.421260, csr@fondazionesancarlo.it. Il seminario gode dell'accredito ministeriale per la formazione del personale della scuola (D.M. 18 luglio 2005). La partecipazione agli incontri consente l'acquisizione di 1 CFU per altre attività formative per gli studenti del Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Per acquisire il CFU occorre partecipare ai cinque incontri e a un sesto incontro che verrà organizzato presso la Facoltà di Giurisprudenza (data da definire). È inoltre richiesta la redazione di una relazione scritta sui temi di uno o più incontri. I seminari e il conseguente riconoscimento di 1 CFU sono cumulabili nel limite del monte crediti previsto per le "altre attività formative" (3 CFU), ma i seminari dovranno essere seguiti in anni diversi e afferire a materie di Settori scientifico-disciplinari diversi. Fanno eccezione a questa specifica norma i trasferiti da altri Atenei e/o da altri Corsi di studio. Il seminario Europa partecipa al progetto "Il ratto d'Europa", promosso da Emilia Romagna Teatro Fondazione. |