Una riflessione sul carattere ambivalente dell’idea di progresso non può oggi prescindere dall’analisi della globalizzazione e dei suoi effetti. Presentandosi come un nuovo paradigma del mondo contemporaneo, la globalizzazione ha mostrato infatti che crescita economica, sviluppo tecnico-scientifico e progresso sociale difficilmente si muovono di pari passo. L’aspirazione a estendere l’economia di mercato a livello planetario, da un lato, ha permesso l’aumento della produttività, ha incoraggiato la libera circolazione dei capitali, delle materie prime e delle tecnologie, consentendo potenziali straordinari di crescita e sviluppo anche per aree geografiche tradizionalmente svantaggiate; dall’altro, ha determinato l’instabilità dei mercati finanziari e lo sfruttamento intensivo delle risorse, con conseguenti danni per l’ambiente. La distribuzione della ricchezza ha generato nuove forme di diseguaglianza, erodendo il sistema europeo del welfare state ed esponendo gruppi sociali sempre più ampi al rischio di povertà e marginalizzazione. Nell’ambito della comunicazione, la diffusione dei nuovi media ha accelerato i processi di integrazione culturale e linguistica e ha contribuito a costruire un sistema plurale dell’informazione, in grado di offrire ai cittadini spazi inediti di confronto e di condivisione di conoscenze. Questo processo tuttavia non è esente da risvolti problematici. L’integrazione assume infatti il volto dell’egemonia quando tende a cancellare le culture locali e a produrre un’omologazione degli stili di vita. Inoltre, la maggiore libertà consentita in linea di principio dai nuovi media non può considerarsi effettiva se larga parte della popolazione mondiale continua a essere esclusa dall’accesso alle tecnologie informatiche e digitali. Infine, bisogna tener conto del fatto che Internet è uno spazio particolarmente vulnerabile alle violazioni della sicurezza personale e delle libertà fondamentali: governi, imprese private e persino organizzazioni terroristiche sono interessate a un utilizzo strumentale della rete per la ricerca del consenso o a fini economici, commerciali e propagandistici. Come per il mercato economico, così anche per quello della comunicazione, mancano ancora culture e strumenti di regolamentazione efficaci. Da soli, quindi, né il progresso economico né quello tecnologico possono rendere la vita dell’uomo più sicura e il mondo più stabile e ordinato. Dal punto di vista politico, infatti, la globalizzazione ha contribuito a ridisegnare l’ordine mondiale e i presupposti stessi del diritto internazionale classico. Il modello fondato sugli Stati nazionali è andato definitivamente in crisi poiché la loro sovranità è limitata sia dall’esterno, dalle istituzioni sovranazionali, sia dall’interno, dalle pressioni dei poteri locali. Mentre alcuni teorici della globalizzazione ritengono che il graduale depotenziamento dello Stato consenta di estendere a livello universale la tutela dei diritti umani, in un orizzonte cosmopolitico, altri sostengono invece che, una volta esautorato lo Stato dei suoi poteri tradizionali, sono a rischio tanto la sicurezza dei cittadini quanto la difesa dei loro diritti. Di fronte a queste contraddizioni che coinvolgono l’idea di progresso, si impone la necessità di negoziare nuove regole che tutti gli attori coinvolti nel processo di globalizzazione condividano e si impegnino a rispettare. Con la quindicesima edizione del seminario di cultura europea «Le frontiere dell’Europa» il Centro Culturale intende proseguire la discussione sul tema «progresso» già avviata con il ciclo di lezioni dell’autunno 2014. Mentre nella prima parte dei lavori è stata data precedenza, in una prospettiva di lungo periodo, alla discussione dei principali nodi storici e teorici relativi alle diverse concezioni di progresso, in questo seminario viene dato spazio alle questioni caratteristiche delle società contemporanee e in una prospettiva europea. Il Trattato di Lisbona, firmato nel dicembre 2007 ed entrato in vigore nel 2009, stabilisce all’articolo 3 che l’Unione Europea deve adoperarsi per il progresso sociale attraverso l’investimento in una crescita sostenibile e in uno sviluppo economico equilibrato, la tutela e il miglioramento della qualità dell’ambiente, la diffusione della giustizia e la lotta alle discriminazioni, il rispetto delle diversità culturali e la salvaguardia del patrimonio artistico e paesaggistico degli Stati membri. Allo stesso tempo, il Trattato impegna l’Unione a promuovere lo sviluppo scientifico e tecnologico, mirando a trasformare l’Europa in uno spazio aperto nel quale i ricercatori, le conoscenze scientifiche e le tecnologie possano circolare liberamente, favorendo così l’aumento della competitività in tutti i settori. Il tentativo di coniugare lo sviluppo civile e politico con il progresso scientifico ed economico appare però come un compito quanto mai arduo, reso ancora più complesso dalla crisi finanziaria degli ultimi anni. Questo compito richiede alle istituzioni europee lo sforzo di immaginare e mettere in pratica nuove forme di progettualità, capaci di governare anche il lato oscuro del progresso.
Riepilogo
Anno accademico | |
---|---|
Tema |
|
Periodo | |
Informazioni e contatti | La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il seminario gode dell'accredito ministeriale per la formazione del personale della scuola (D.M. 18 luglio 2005). Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena, tel. 059.421240, fax 059.421260, cc@fondazionesancarlo.it Le conferenze del seminario di cultura europea 'Progresso' saranno trasmesse in diretta web sul sito: www.fondazionesancarlo.it |