Al centro di dibattiti spesso politico-ideologici, lo statuto dell’umano costituisce il terreno privilegiato attraverso cui osservare e discutere le trasformazioni antropologiche e sociali del mondo contemporaneo. Negli ultimi tempi molte voci si sono alzate per decretare la fine, con il passaggio all’età globale, dell’umanesimo tradizionale, l’architrave teorico della civiltà occidentale per lunghi secoli. L’umanesimo ha elaborato un’immagine decisiva dell’autointerpretazione dell’animale umano sottolineandone il suo carattere eminentemente poietico, non solo nei confronti della natura, ma anche nei confronti di se stesso, delle proprie forme di convivenza e di conflittualità. La tradizione umanistica ha generalmente fondato il proprio modello di produzione di civiltà a partire da un’ontologia improntata sulla purezza essenzialistica e sull’autosufficienza culturale dell’uomo, trascurando il fatto che l’animale umano non è mai stato indipendente ed è sempre stato costitutivamente aperto all’interazione e all’ibridazione con l’alterità non umana; gli animali in primo luogo, ma anche le strutture tecniche che, una volta prodotte, non sono semplici oggetti o strumenti passivi ma, al contrario, “soggetti” attivi di produzione dell’umano. La fiducia umanistica nell’autosufficienza umana è stata messa in crisi dalla consapevolezza di questa interazione e, soprattutto, dall’irruzione della tecnica in tutti gli aspetti della vita umana. L’idea di “post-umano” rimanda allora alle profonde mutazioni – sia simboliche che materiali – della cultura globale e alle linee di interscambio tra mondo umano e “alterità non umana” che caratterizzano il tempo presente, costituendo così la cornice all’interno della quale può essere compresa la portata antropologica delle nuove tecnologie biologiche, genetiche, informatiche. Le dinamiche prospettive del “post-umano” comportano allo stesso tempo rischi e opportunità (per esempio manipolazioni dell’esistenza accompagnate da nuove pratiche di libertà) che oscillano da un lato verso l’omologazione, dall’altro verso la differenziazione; ma in ogni caso è evidente come l’umano stia procedendo verso una sempre più diffusa e continua ibridazione con il mondo non umano, soprattutto a causa delle interazioni con la dimensione tecnologica.
Il ciclo di lezioni del Centro Culturale si propone di contribuire a sviluppare una riflessione argomentata, di carattere interdisciplinare, sulle trasformazioni storiche e teoriche dell’idea di umano. Emergono così, in primo piano, due grandi codici della tradizione occidentale: da un lato, l’interpretazione dell’umano come “natura” elaborata dalla cultura greca classica; dall’altro lato, i modelli religiosi di interpretazione dell’umano, fondati sulla dimensione essenzialmente creaturale della specie umana. Con la crisi della fede e del sapere tradizionale, tra medioevo ed età moderna si apre un nuovo terreno di interpretazione dell’umano che compone trasversalmente immanenza ed uguaglianza, spostando così il centro della discussione sulla differenza tra uomo e animale, focalizzata nelle questioni dell’anima, della mente e del linguaggio. Alla fine di questo percorso la tradizione umanistica, composita al suo interno, sembra interrompersi definitivamente nel corso del Novecento. Da un lato si strutturano, in forme sempre più pervasive, le intrusioni politiche nella vita umana (pensiamo in particolare ai fenomeni totalitari, ma anche alle recentissime pratiche di genocidio pianificato), ridotta a puro bios da una ideologica “volontà di potenza” che, grazie al potere della tecnica e all’uso sistematico della violenza, è in grado di trasformare non ‘solo’ la storia e la società, ma anche la natura umana. Dall’altro lato però emerge una nuova consapevolezza filosofica e antropologica che sottolinea l’incompletezza dell’umano, riflettendo sulle nuove modalità di antropopoiesi e problematizzando sia la prospettiva illusoria della “completezza”, sia il primato dell’antropocentrismo. Lungi dal costituire una via di accesso al relativismo morale, questa nuova consapevolezza indica la strada per lo scambio, la circolazione e la collaborazione tra le diverse pratiche culturali costitutive di un’idea di umano che si confronti allo stesso tempo con le chiusure e con le aperture, con le rigidità e le plasticità dell’animale umano.
Riepilogo
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Informazioni e contatti | La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il ciclo di lezioni L’animale umano gode dell’accredito ministeriale per la formazione del personale della scuola (DM 18 luglio 2005) e, nei limiti della normativa vigente, prevede l’esonero dal servizio per i partecipanti. Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena. tel. 059/421210, fax 059/421260 cc@fondazionesancarlo.it www.fondazionesancarlo.it |