Braudel e dopo

  • Maurice Aymard

    Direttore della Maison des Sciences de l'Homme - Paris (F)

  • martedì 28 Aprile 1998 - 17,30
Centro Culturale

La longevità stessa di Fernand Braudel (1902-1985) ci invita ad organizzare la lettura della sua vita di storico intorno a tre tappe successive.

La prima è quella di un lunga maturazione, portata avanti dall’Algeria al Brasile e da Parigi a Magonza e Lubeck, che lo vede nello stesso tempo accumulare i materiali documentari del suo primo grande libro, La Méditerranée et le monde méditerranéen à l’époque de Philippe II (Parigi, Armand Colin, 1949), ed elaborare, a partire e in funzione di questa scelta cronologica e spaziale, un modo nuovo di scrivere la storia che gli permette di rispondere alle domande che gli si pongono, e di scrivere il suo libro: la sua riflessione metodologica deve molto alla «Revue de Synthèse» di Henri Berr e alle «Annales» di Lucien Febvre e Marc Bloch, ma non si limita a queste influenze da lui stesso riconosciute.

La seconda è quella dell’esercizio delle responsabilità istituzionali: una rivista, le «Annales», una istituzione giovane fondata da Febvre nel 1947-48 (la VIa Sezione dell’Ecole Pratique des Hautes Etudes, che diventerà nel 1975 l’Ecole des Haute Etudes en Sciences Sociales, EHESS), dove può reclutare, intorno al suo programma, una nuova leva di storici e scienziati sociali; e finalmente una istituzione del tutto nuova, da lui voluta e creata malgrado molte resistenze per raggruppare intorno ad alcuni strumenti di ricerca comuni (biblioteche, centri di documentazione, centro di calcolo elettronico) centri di ricerca di varie istituzioni (VIa Sezione, CNRS, Scienze Politiche, Università), discipline (storia, economia, antropologia, sociologia, psicologia, etc.) e aree geografiche (India, Cina, Asia del Sud-Est, USSR, mondo turco-ottomano): la Maison des Sciences de l’Homme (MSH).

La terza sarebbe quella degli ultimi quindici anni della sua vita: Braudel abbandona alla generazione più giovane la direzione della «Annales» e, nel 1972, la presidenza della VIa Sezione, conservando soltanto quella della Maison des Sciences de l’Homme, dedicando la quasi totalità del suo tempo e della sua energia alla ricerca e alla scrittura: pubblica nel 1979 i tre volumi di Civilisation matérielle, Economie et Capitalisme, il cui successo immediato presso un pubblico molto largo viene a sorprendere tutti quelli che volevano vedere in lui l’uomo di un solo libro – il miracolo irrepetibile -. Subito dopo, comincia a scrivere Identité de la France, che lascerà incompiuto alla sua morte, ma di cui aveva fissato le grandi linee fin dal 1970-72. Gli stessi anni sono quelli dell’incontro col grande pubblico: Braudel, che non si era molto interessato ai mass-media, realizza con Folco Quilici e Carlos Vilardebo una serie di 12 trasmissioni televisive dedicata al Mediterraneo; serie che viene presentata nel 1976 e trasforma immediatamente il suo libro, fino a questa data letto soprattutto da studiosi, in una sorta di best-seller (un successo che segue quello della traduzione americana, pubblicata nel 1974). Poco dopo, Civilisation matérielle, con l’interpretazione che lui propone della crisi economica iniziata dal 1973-74, lo trasforma a quasi ottant’anni in un personaggio regolarmente intervistato, sollecitato dai giornali, e finalmente consacrato dall’elezione all’Accademia Francese.

Questo itinerario solitario verso il successo degli ultimi quindici anni ci invita a rimettere in discussione la presentazione data dai suoi successori, eredi fedeli però differenti perché interessati a nuovi orientamenti della ricerca che a Braudel, rimasto attaccato alle sue concezioni ormai superate, sarebbero rimasti estranei. Eredi promotori di nuove alleanze con altre discipline (l’antropologia e non più la geografia e l’economia). Braudel stesso ha sottolineato ciò che lo distingueva dalla cosiddetta nouvelle histoire, ed ironizzato su ciò che era per lui una falsa pretesa, nel momento stesso in cui si organizzava, intorno alle «Annales», un dialogo originale con altre proposte storiografiche europee: la social history anglosassone, la microstoria italiana, l’alltaggeschichte tedesca, etc., e dove i contatti con gli storici americani, passati anche loro, almeno per una parte, dopo il 1968, dalla parte delle scienze sociali (a spese delle Humanities), pronti (ed agili) a sistematizzare le proposte nuove arrivate dall’Europa, venivano a modificare il funzionamento fin qui soprattutto nazionale del mercato intellettuale ed accademico della storia.

Interrogarsi sul dopo Braudel, oggi, ci rimanda dunque a due domande cronologicamente sfasate. La prima sugli orientamenti, voluti o adottati fin dai primi anni 70 dai suoi successori, nel loro desiderio di prendere le distanze da Braudel e di affermare la loro originalità e la loro legittimità, sui risultati e sulle scelte da fare oggi per superare la cosiddetta (e forse supposta) “crisi della storia”. La seconda sull’attualità o no del pensiero e delle proposte di Braudel che aveva scelto di abbandonare i suoi allievi e di seguire da solo la sua strada: la sua ambizione di una storia mondiale, ed i mezzi da lui avanzati per concepirla, rimangono validi?

Riferimenti Bibliografici


- AA.VV., Lire Braudel, Paris, Ed. La Découverte, 1988;*
- M. Aymard, L’Italia-mondo nell’opera di Braudel, in «Critica Marxista», 25, 1987, n. 1, pp. 81-88;*
- M. Aymard, Une certaine passion de la France, une certaine idée de l’histiore, in AA.VV., Lire Braudel, Ed. La Découverte, 1988, pp. 58-73;*
- M. Aymard, Histoire et comparaisonMarc Bloch aujourd’hui. Histoire comparée et sciences sociales, Paris, Éditions de l’École des Hautes Études en Sciences Sociales, 1990, pp. 271-278;*
- F. Braudel, Civiltà e Imperi del Mediterraneo nell’Età di Filippo II, Torino, Einaudi, 1976;*
- F. Braudel, Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVII), Torino, Einaudi, 1977-82, 3 voll.;*
- F. Braudel, Scritti sulla storia, Milano, Mondadori, 1980;*
- F. Braudel, L’identité de la France, Paris, Flammarion, 1990, 3 voll.;
- F. Braudel, Autour de la Méditerranée, Paris, de Fallois, 1996;
- F. Braudel, Les ambitions de l’histoire, Paris, de Fallois, 1997;
- G. Gemelli, Fernand Braudel e l’Europa universale, Venezia, Marsilio, 1990.*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

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