Le categorie di colpa e di pena sono patrimonio comune alla teologia ed al diritto. Questa costatazione non implica comunque che esse abbiano necessariamente il medesimo significato e la medesima applicazione. Attraverso una sommaria esplorazione storica si potrà verificare come le due discipline abbiano da sempre intrattenuto rapporti reciproci che hanno portato ad un mutuo arricchimento da una parte ed a numerose ambivalenze dall'altra. All'interno delle tradizioni giudaico-cristiane questo rapporto si fa ancora più stretto e fonte di diversi malintesi che si tratterà di evidenziare e, almeno parzialmente, superare. Oggi le categorie di colpa e di pena sono sottoposte ad un fuoco sistematico da parte di discipline esterne sia al diritto che alla filosofia ed alla teologia. Si pensi ad esempio alle neuroscienze ed al loro tentativo di decostruire la pertinenza della categoria di responsabilità. Al di là di un rifiuto dogmatico da una parte e di una accoglienza acritica dall'altra si tratterà di vedere quali siano le condizioni per una recezione critica di queste nuove letture della colpa e della pena. L'imputazione di azioni a singoli soggetti si rivela così come indispensabile per poter mantenere la pertinenza della persona nella sua unità nel tempo. Non si tratta di mantenere in vita le varie ideologie che manifestano l'esigenza di avere sempre "capri espiatori" da condannare, bensì di poter soddisfare il bisogno di giustizia e di riconoscimento che si cela dietro le parole chiave di colpa e di pena. Giustizia perfetta non è accessibile a nessuna società umana, ma permane come "idea regolatrice" necessaria, se non si vuol confondere pienamente oppressi ed oppressori.
Riferimenti Bibliografici
- A. Acerbi, L. Eusebi (a cura di), Colpa e pena? La teologia di fronte alla questione criminale, Milano, Vita e Pensiero, 1998;*
- M.A. Cattaneo, Pena, diritto e dignità umana, Torino, Giappichelli, 1990;
- L. Ferrajoli, Diritto e ragione. Teoria del garantismo penale, Roma-Bari, Laterza, 1989.*
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