Il “Don Chisciotte della Mancia” di Cervantes è un grande libro (millecentottantacinque pagine nella versione di Vittorio Bodini) ed è raro trovare qualcuno che lo abbia letto per intero. Realizzarlo integralmente sarebbe stato impossibile, farne un riassunto poco interessante, perché avrebbe allontanato dallo spirito di follia e invenzione che pervade l’opera. Il regista ha quindi scelto di considerare solo alcuni dei temi che attraversano il romanzo: la crudele comicità delle continue violenze fisiche subite dal Cavaliere e dal suo scudiero e la figura degli “Incantatori” che perseguitano Don Chisciotte trasformando la realtà davanti ai suoi occhi e a quelli degli spettatori. Lasciandosi guidare dalle visioni, piuttostosto che dalla successione cronologica dei capitoli, il regista inserisce sulla storia anche il confronto tra Cervantes e lo scrittore Alonso Fernandez de Avellaneda, autore de “Il secondo Don Chisciotte”, una sorta di falsa continuazione del primo romanzo di Cervantes.